REGGIO EMILIA – Torniamo a parlare dell’inserimento lavorativo delle persone disabili e questa volta lo facciamo andando sul campo. Vi raccontiamo l’esperienza di un’azienda reggiana, la Tecomec del gruppo Emak, e dei suoi lavoratori all’interno della cooperativa l’Ovile. “Prima ho fatto tirocini, lavorato in un negozio, lavoro qui da marzo scorso”; “lavoro qui da 8 anni e mi trovo bene, il lavoro mi soddisfa molto”.
Per Paolo e Tiziana il lavoro è prezioso. Lo è per tutti ma per lo ancora di più, la loro disabilità o invalidità è un ostacolo non da poco. Nel 2022 in provincia c’erano oltre 6.200 persone iscritte alle liste del collocamento mirato e solo l’8% ha trovato effettivamente un posto. La legge impone l’assunzione di persone disabili alle aziende con più di 15 dipendenti, ma molte preferiscono pagare ed essere esonerate. La Tecomec era una di queste. L’azienda, fondata nel 1985 a Reggio Emilia, oggi conta 140 lavoratori, esporta in tutto il mondo componenti e accessori per macchine per l’agricoltura, il giardinaggio, il forestale e la pulizia ed è parte del Gruppo Emak. Nel 2014 è venuta a conoscenza dell’attività della cooperativa l’Ovile e ha cambiato filosofia.
“Era difficile gestire i disabili in azienda, poi però abbiamo conosciuto l’ovile, che ha operatori preparati e abbiamo deciso di affidargli il lavoro perché è un opportunità per tutti”, le parole di Omar Leoni, responsabile acquisti. Paolo e Tiziana ora lavorano nel laboratorio dell’Ovile a Mancasale, inseriti grazie all’articolo 22 della Legge Regionale del 2005. “Abbiamo cominciato con confezionamento e piccole lavorazioni per poi fornire lavorazioni e assemblaggi più complessi”, ha aggiunto Leoni.
Oggi Tecomec ha inserito all’Ovile non solo i due lavoratori per cui aveva l’obbligo ma ha compiuto un passo in avanti: “Oggi sono 10 i lavoratori – ha spiegato Ilenia Montanari, responsabile delle risorse umane di Tecomec – Siamo andati oltre il nostro obbligo e adesso è l’ora di una fase tre, quella di un progetto congiunto”. I lavoratori con disabilità o invalidità non sono più un peso, dunque, ma una risorsa:
“Il nostro prossimo obiettivo è allargare la possibilità ai nostri dipendenti di fare volontariato qui, per un progetto congiunto di crescita delle competenze”.