REGGIO EMILIA – Donne, giovani e precari. Sono queste le fasce più deboli sulle quali gli ultimi dati Istat sull’occupazione tracciano un quadro impietoso.
La pubblicazione è del 31 dicembre scorso, ma i dati regionali analizzati si riferiscono al 2019; il tasso di disoccupazione generale è stato pari al 5%, mentre quello dei giovani nella fascia 15-24 anni al 18%. Il tasso di disoccupazione per le donne nel terzo trimestre 2019 era parti al 6% (4% per gli uomini) e nel 2020 si è alzato all’8% (5% per gli uomini).
Guardando al tasso di occupazione, anche qui le donne hanno pagato il prezzo più alto passando dal 63% al 61%. Una crisi sociale ed economica innescata dalla pandemia. “Hanno pagato il prezzo più alto i lavoratori precari – ha spiegato Valerio Bondi, responsabile della contrattazione della Cgil provinciale – che a livello nazionale sono quasi 393mila. Parliamo di contratti a termine che non sono stati rinnovati, di una riduzione gigantesca dell’occupazione femminile – oltre 300mila unità – e di giovani penalizzati, soprattutto nel mancato accesso al lavoro. Una situazione non particolarmente dissimile per l’Emilia Romagna che ci indica come prioritaria sia la richiesta di una proroga temporale del blocco dei licenziamenti oltre la fine di marzo e la costruzione di una protezione sociale applicabile a tutti i settori”.
Il sindacato chiede quindi che sia prorogato il blocco dei licenziamenti, la cui scadenza è fissata al momento al 31 marzo, e che siano utilizzate misure a sostegno del reddito come gli ammortizzatori sociali, che la Regione aveva già messo in campo nel periodo di crisi economica. “Ci tengo a precisare – ha aggiunto Bondi – che qualunque sia la data dello sblocco dei licenziamenti non è che da li in avanti sarà un libera tutti. Esiste un patto per il lavoro regionale che dice che bisogna usare gli ammortizzatori sociali ed evitare le procedure di licenziamento unilaterale. E’ una responsabilità comune difendere l’equilibrio sociale di questo territorio e la continuità delle imprese se si vuole evitare il prodursi di uno scontro sociale serio e profondo”.
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