MODENA – L’occupazione cresce anche se la marginalità cala. La cooperazione si conferma modello resiliente soprattutto dove i problemi non mancano come l’agricoltura e i servizi alla persona. Settori in cui la cooperazione rivendica un ruolo sociale oltre che economico ed è per questo necessità di un’attenzione particolare. E’ il messaggio lanciato da Matteo Cremaschi, confermato presidente alla guida di Confcooperative Terre d’Emilia, associazione nata 11 mesi fa dalla aggregazione delle territoriali di Bologna, Modena e Reggio Emilia mettendo insieme 620 imprese associate, 139mila soci e 46.500 lavoratori per un fatturato di 8 miliardi e mezzo di euro.
A preoccupare in prospettiva sono le quotazioni insoddisfacenti nel settore vitivinicolo, soprattutto per il Lambrusco; le devastazioni nell’ortofrutta e nei servizi il dumping contrattuale delle cooperative spurie e il taglio dei fondi pubblici nel welfare.
Tuttavia la cooperazione continua a essere un esempio di resilienza offrendo un modello economico moderno: sostenibile con l’ambiente e con il sociale e attento alla qualità della vita.
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