REGGIO EMILIA – Sarà un primo maggio di incertezze e di sofferenze per i lavoratori degli stabilimenti di via Due Canali distrutti dal rogo dello scorso febbraio. Abbiamo raccolto la testimonianza di una giovane donna, madre di un bambino di pochi anni. Questa é la sua storia, questo sarà il suo primo maggio.
”Mio figlio mi dice ogni tanto: ‘Mamma come farai adesso che sei senza lavoro? E io cerco di tranquillizzarlo e dirgli che in qualche modo faremo”.
Andrea Berni, 31 anni, residente in città, é una delle vittime dell’incendio di via Due Canali e per lei questo é un primo maggio di sofferenza e rabbia. Perché il rogo le ha portato via il lavoro e le certezze sul futuro. Lei da un anno era dipendente di “Fabbrica del lavoro”, società che si occupa di logistica con attività nello stesso stabilimento di Inalca. Lì svolgeva le mansioni di prezzatrice. “Quando passo davanti allo stabilimento distrutto mi viene il magone”. Quel rogo della notte tra il 10 e l’11 febbraio é un incubo nelle sue notti e le ha tolto serenità: “Ho perso le mie certezze, avevo un lavoro sicuro e ora non ce l’ho più”. A stabilimento distrutto il datore di lavoro ha proposto ad Andrea il trasferimento in un altro stabilimento, ma “Mi é stato proposto di andare a Piacenza o a Castelnuovo Rangone – spiega – ma essendo ragazza madre e dovendo badare a mio figlio non riuscivo e ho dovuto rifiutare”.
Al momento Andrea ha trovato una nuova occupazione temporanea, di un mese, in una ditta del settore ortofrutticolo: “In attesa di capire come sarà il mio futuro”.
La vicenda di Andrea come di tanti altri colleghi vittime di quell’incendio é seguita con attenzione da Gaetano Capozza, della Cisl: “E’ una vicenda molto delicata che stiamo seguendo dal primo minuto” dice Capozza.
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