REGGIO EMILIA – Il progetto è nato esattamente un anno fa, proseguendo e affiancandosi però a un’esperienza ventennale, quella di “Rosemary”, l’insieme di attività rivolte sempre al contrasto della tratta e dello sfruttamento degli esseri umani, ma concentrate in particolare sul fenomeno della prostituzione. C’erano anche gli operatori di “Common Ground”, come si chiama oggi il progetto, assieme ai carabinieri e agli ispettori del lavoro entrati nei sette laboratori tessili controllati nei giorni scorsi. Controlli che hanno fatto emergere situazioni vicine alla schiavitù.
Finanziato dalla Regione, coordinato dal Comune di Reggio e svolto con la collaborazione della cooperativa l’Ovile, il progetto Common Ground nell’arco di un anno è entrato in contatto con 120 persone, 65 delle quali hanno intrapreso un percorso per migliorare le proprie condizioni di vita.
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