REGGIO EMILIA – Negli ospedali Santa Maria Nuova di Reggio e Sant’Anna di Castelnovo Monti sono più di 200 gli interventi di chirurgia otologica eseguiti ogni anno. In un caso su cinque riguardano casi pediatrici. L’attività dell’equipe reggiana è considerata all’avanguardia in Italia, in quanto al passo con le ultime conquiste riguardanti i presidi tecnici sofisticati in grado di correggere l’ipoacusia. E’ il caso degli impianti cocleari (cosiddetto orecchio bionico), che risolvono le sordità profonde congenite dalla nascita e acquisite da esiti infettivi o traumatici oltre a quelle, ormai molto diffuse, derivanti dal generale invecchiamento della popolazione.
Sul tema anche quest’anno, nonostante le problematiche connesse alla pandemia da Covid 19, si svolgerà, mercoledì 16 dicembre, il Corso di Chirurgia dell’orecchio organizzato dalla Struttura Dipartimentale di Audiologia e Otochirurgia dell’Ausl Irccs di Reggio Emilia. Il Corso, giunto alla sua IX Edizione, si è sempre caratterizzato per la presenza per tre giorni in sala operatoria di “corsisti” provenienti da tutta Italia. Visto il periodo, quest’anno l’evento si svolgerà in modalità on line con la possibilità dei partecipanti di interagire con i docenti durante l’esposizione degli interventi come se si fosse in sala operatoria.
La sordità congenita riguarda un bimbo ogni 500 nati, negli adulti i problemi di udito interessano circa il 12% della popolazione dopo i 60 anni. Sono oltre 25 gli interventi eseguiti all’anno di impianto cocleare (dispositivo elettronico in grado di convertire suoni acustici in impulsi elettrici che arrivando al nervo uditivo stimolano il cervello) e di protesi impiantabile (apparecchio che tramite l’amplificazione, stimola le cellule nervose ancora funzionanti dell’orecchio interno) che fanno del Santa Maria Nuova insieme all’Ospedale di Castelnovo né Monti uno dei primi Centri in Regione e nel Nord Italia.

Il chirurgo Giovanni Bianchin
Per citare solo un esempio della casistica affrontata, nella primavera scorsa un impianto di protesi vibrante ancorata all’osso con un dispositivo di dimensioni particolarmente ridotte è stato realizzato, tra i primi in Italia, all’Ospedale di Castelnovo né Monti (che fa parte della Struttura Dipartimentale di Audiologia e Otochirurgia dell’Ausl Irccs di Reggio Emilia), diretta dal dottor Giovanni Bianchin.
Il congegno, di alcuni millimetri di grandezza, servirà a correggere i casi di sordità legati in prevalenza a patologie del timpano e della catena degli ossicini dell’orecchio. “Il dispositivo di minime dimensioni utilizzato – spiega il dottor Bianchin – necessita di un alloggiamento osseo profondo meno di 5mm. Questa peculiarità consente l’utilizzo anche in situazioni dove prima questo non era possibile, in particolare nella riabilitazione uditiva di orecchie già in precedenza sottoposte a uno o più interventi quali quelli necessari per patologie flogistiche ricorrenti o di otite cronica colesteatomatosa”.
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