REGGIO EMILIA – Anche l’Ausl di Reggio Emilia è coinvolta nel progetto di ricerca europeo “Stopstorm”, che verificherà la sicurezza e l’efficacia di una tecnica di radioterapia non invasiva, chiamata “Star”, contro la tachicardia ventricolare resistente alle terapie convenzionali.
Il progetto – finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea – punta a raccogliere entro il 2025 i dati dei trattamenti eseguiti su almeno 300 pazienti in 30 centri di 8 diversi paesi europei. A oggi, infatti, i trattamenti convenzionali per la tachicardia ventricolare consistono nella terapia farmacologica antiaritmica, nei defibrillatori impiantabili e nella terapia ablativa con radiofrequenza. Ma si verificano recidive. Per questo i medici medici hanno individuato un nuovo metodo di cura denominato radio ablazione stereotassica dell’aritmia (Star), somministrato tramite le apparecchiature solitamente impiegate per il trattamento dei tumori.
L’Ausl di Reggio Emilia contribuirà attraverso il coinvolgimento di Mauro Iori, direttore della fisica medica, nonché coordinatore del progetto a livello aziendale. Per gli aspetti clinici, sarà affiancato da Cinzia Iotti, direttore della radioterapia e da Nicola Bottoni, responsabile dell’unità di aritmologia interventistica della cardiologia diretta da Alessandro Navazio. La dottoressa Ludovica De Panfilis, invece, in quanto responsabile dell’unità di bioetica, si occuperà di ricerca bioetica, sanitaria ed empirica.
Gli elementi ottenuti offriranno informazioni per stabilire una precisa indicazione di “Star” e una sua standardizzazione per il trattamento di questo disturbo del ritmo cardiaco. La banca dati sarà estesa a un numero ancora maggiore di centri in tutta l’Unione Europea.