REGGIO EMILIA – La direttrice generale dell’Ausl, Cristina Marchesi, ospite ieri sera del trasmissione Il Graffio, ha parlato dell’inchiesta sulla fornitura di mascherine all’Ausl nella fase iniziale della pandemia: “Ora è facile giudicare, ma due anni fa la situazione era molto complicata”, ha detto. La dirigente sanitaria ha parlato per la prima volta anche dell’ipotesi medici a gettone nei pronto soccorso.
“Abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura che farà piena luce su questa vicenda. L’unica cosa che mi sento di dire è che adesso è facile parlare perché stiamo bene – ha detto – ma a marzo 2020 la situazione era molto diversa e di mascherine non se ne trovavano. Per una mascherina la gente avrebbe fatto qualsiasi cosa”.
Commenta così la direttrice generale dell’Ausl l’inchiesta della procura che vede indagate sei persone, tra cui un dirigente e un ex dirigente della stessa azienda sanitaria, per l’acquisto, avvenuto nel marzo di due anni fa, di mascherine Ffp2, risultate poi non conformi. Le ipotesi di reato vanno dalla corruzione, alla truffa, alla frode.
Ma la numero uno dell’Ausl reggiana ha parlato anche della carenza di medici e del bando per il reclutamento di professionisti privati a chiamata nei pronto soccorso. Alla domanda se questa misura possa riguardare altri reparti in futuro ha risposto così: “Al momento no, però non ho la sfera di cristallo. Certo, sul pronto soccorso bisogna che qualcuno si presenti a questo bando perché se non va rimesso in discussione tutto”.
Il ricorso a medici privati a chiamata per poter riaprire i pronto soccorso di Scandiano e Correggio viene contestato dai sindacati: “Volete il pronto soccorso sotto casa? Ma con chi? Con quali medici?”, ha ammonito Annalisa Pilia, medico e responsabile sanità del sindacato Cisl Emilia Centrale. Ricorrere a questa soluzione non significa percorrere la strada della privatizzazione della sanità, ma consentire una riapertura parziale delle strutture ora chiuse, ha tenuto a specificare il sindaco di Scandiano Matteo Nasciuti.
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