Il caso in Parlamento e in Regione

La deputata del Pd Ilenia Malavasi interroga la Ministra Bernini: “Nessuno deve essere penalizzato per colpa non sue”
“Non si può chiedere a chi ha studiato, si è già laureato, ha seguito il proprio percorso con impegno e serietà di pagare due volte. L’Università ha proposto un percorso di adeguamento curriculare con esami e tesi aggiuntive a fronte del pagamento di una retta ridotta di 550 euro, a fronte dei 2.000 euro previsti per i nuovi corsi. Una soluzione che però grava esclusivamente sui laureati interessati e una proposta che riteniamo, dunque, penalizzante. È indispensabile individuare soluzioni che, nel rispetto della normativa vigente, consentano di intervenire su questa situazione senza ulteriori oneri economici o didattici per i laureati coinvolti, che non hanno alcuna responsabilità a riguardo, perché non hanno sbagliato nulla. E oggi, mentre il sistema educativo cerca disperatamente educatori preparati, stiamo lasciando fuori chi ha già competenze ed esperienza, chiedendo loro un secondo sacrificio. Serve una risposta urgente, concreta e condivisa: nessuno dev’essere penalizzato per colpe che non ha”.

Carletti e Costi (Pd): “Tutelare le laureate e i laureati in Scienze dell’Educazione penalizzati da un vuoto normativo”
“È inaccettabile che migliaia di giovani, formati per lavorare nei servizi educativi per l’infanzia, si trovino oggi esclusi da queste opportunità per effetto di un vuoto normativo tra il 2017 e il 2019. È nostro dovere intervenire con decisione per sanare questa ingiustizia”, dichiarano le consigliere regionali Elena Carletti, Presidente della Commissione Pari Opportunità, Diritti delle Persone e Cultura, e Maria Costi, Presidente della Commissione Scuola, Giovani e Formazione, in merito alla risoluzione depositata oggi in Assemblea legislativa, sottoscritta anche dai consiglieri e dalle consigliere di Modena e Reggio Emilia. “Questa situazione – proseguono Carletti e Costi – non può essere scaricata esclusivamente sulle spalle degli studenti e delle studentesse. Chiediamo che eventuali percorsi integrativi non prevedano costi economici a loro carico e siano accessibili anche in termini organizzativi e formativi”.
La risoluzione impegna la Giunta regionale a farsi portavoce presso il Parlamento, il Governo e la CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per trovare una soluzione equa e non penalizzante, e a promuovere l’apertura di un tavolo di lavoro con ANCI, USR e rappresentanze delle scuole paritarie per non disperdere competenze che sono oggi fondamentali per il sistema educativo. “Non si tratta solo di Modena e Reggio Emilia – concludono le consigliere – ma di un problema che tocca oltre 31.000 persone in tutta Italia. Serve una risposta nazionale, strutturata, che non penalizzi il percorso formativo e lavorativo di queste persone”.

L’assessora del Comune di Reggio Marwa Mahmoud: “Non possono essere gli educatori a farne le spese, occorre una soluzione a livello nazionale”
“Questa estate sta tenendo con il fiato sospeso migliaia di educatori in tutta Italia. L’amministrazione comunale e l’Istituzione Scuole e Nidi di Reggio Emilia seguono la vicenda con grande preoccupazione”, dice l’assessora alle Politiche educative Marwa Mahmoud. “A farne le spese sono migliaia di laureati e laureate della classe L-19, immatricolati tra il 2017 e il 2018 in diverse università di tutta Italia. Persone che hanno completato regolarmente un percorso universitario coerente con le funzioni educative e che, in molti casi, sono già inserite nel mondo del lavoro, si trovano oggi a vedere messo in discussione il proprio titolo di studio a causa di un disallineamento normativo. Numerosi enti locali, già alle prese con una grave carenza di personale educativo, rischiano di perdere risorse qualificate che hanno già prestato servizio nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, sia a tempo determinato sia indeterminato. Si tratta di professionisti e professioniste formati, con esperienza sul campo, che garantiscono quotidianamente la qualità e la continuità dei servizi in particolare per la fascia 0-3 anni. È inaccettabile che a pagare le conseguenze di ritardi burocratici siano le persone. Poiché la responsabilità di questa situazione deriva da un vuoto legislativo e interpretativo a livello nazionale, e non riguarda solo l’Università di Modena e Reggio Emilia, è indispensabile una soluzione a livello centrale”.
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