REGGIO EMILIA – Tra le parti civili ammesse al processo, che inizierà a febbraio, per la morte di Saman Abbas, con cinque parenti della ragazza accusati di omicidio, c’è l’associazione Penelope che da 20 anni aiuta i famigliari delle persone scomparse.
“Ciò che è stato ricavato è stato sempre reinvestito per la formazione o per aiutare i famigliari delle persone scomparse”. L’avvocato penalista Barbara Iannuccelli si è costituita parte civile nel processo per l’omicidio della 18enne pakistana. Da febbraio 2023 saranno alla sbarra i genitori, ancora latitanti e ricercati ora anche nel loro Paese d’origine, due cugini e uno zio della ragazza che abitava con la famiglia a Novellara. Rappresenta l’associazione Penelope, punto di riferimento da 20 anni – da quando la fondò Gildo Claps, il fratello di Elisa Claps – per i famigliari delle persone scomparse. In Emilia l’associazione esiste per volontà di Marisa Degli Angeli, che da 30 anni non sa più nulla della figlia.
“Ci siamo costituiti parte civile perché quella di Saman nasce come una scomparsa – ha aggiunto la Iannuccelli – L’associazione Penelope è fatta di tante mamme che si alzano chiedendosi ‘chissà cosa starà facendo mia figlia’. C’è un’indignazione generale: vogliamo essere noi la mamma di Saman Abbas”.
Di formazione e sensibilizzazione c’è un gran bisogno. L’associazione era al fianco del Comune di Novellara lo scorso anno, durante una manifestazione organizzata per “alzare la voce” e creare uno spartiacque, come diceva l’avvocato, tra il prima e il dopo Saman. Ma della comunità pakistana erano presenti ben poche donne, dice Iannuccelli: “Anche questo è un segnale della necessità di cambiamento”.
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