REGGIO EMILIA – Francia e Germania non ci stanno, l’accordo sui dazi penalizza l’Europa. Di sicuro, l’Emilia Romagna che esporta negli Stati Uniti beni per quasi 10,5 miliardi, il 12,5% dell’export complessivo, con oltre 6mila imprese interessate. Un accordo che tale non è per l’assessore regionale reggiano Alessio Mammi.
“L’Emilia-Romagna è la regione che esporta di più negli Usa: auspico fortemente che ci saranno esenzioni a questi nuovi dazi. Al momento non sappiamo se le tariffe del 15% saranno comprensive dei dazi precedenti o andranno ad aggiungersi a questi andando a comporre un quadro che sarebbe molto preoccupante. Ma anche nel caso fossero onnicomprensivi, danneggerebbero comunque l’economia, italiana e mondiale, perché essendo tasse aumenteranno l’inflazione e faranno calare il potere d’acquisto, e fanno prevedere a Confindustria un calo dell’export pari a 22 miliardi di euro”.
I due settori più colpiti sono mezzi di trasporto e auto e macchinari e apparecchi industriali che insieme valgono il 60% del totale. Poi ci sono agroalimentare e vino che sfiorano il miliardo. “Servono misure compensative”, tuona l’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi, preoccupato per le tante Dop e Igp emiliane e per il vino. Da qui l’appello al Governo a battersi con Trump per ottenere la totale esenzione.
Una situazione complicata dall’incertezza generale, ancora non si è capito se le tariffe del 15% saranno comprensive o si aggiungeranno ai dazi precedenti, e dalle crisi internazionali in corso. Se il prezzo da pagare sarà alto, altrettanto – secondo Mammi – lo deve essere la risposta con la creazione di nuovo debito comune europeo per sostenere le manifatture e consentire alle imprese di continuare a investire negli Stati Uniti, mercato dove l’Emilia-Romagna ha il record assoluto di export pro capite, ma contemporaneamente esplorare nuovi mercati.
“E’ venuta a mancare un’azione davvero unitaria, forte e condivisa da Parte dell’Unione Europea – aggiunge Mammi – che avrebbe permesso di ottenere condizioni migliori, ad esempio facendo rientrare nell’accordo i comparti dei servizi, della finanza, dell’energia, della difesa avrebbe riequilibrato lo squilibrio sulla bilancia commerciale e reso il negoziato più agevole”
“Adesso è necessario pensare a soluzioni – conclude l’assessore- e prevedere interventi compensativi a favore delle filiere colpite dai dazi che possiamo mettere in campo come Paese e come Unione Europea”.
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