GUASTALLA (Reggio Emilia) – Si è svolta presso il Palazzetto di Guastalla, con il titolo “Sostenibilità 2024 – Pianura & Industria”, l’Assemblea Generale di Unindustria Reggio Emilia. Anche quest’anno il massimo evento associativo – dopo l’edizione 2023 ambientata a Castelnovo Monti – ha continuato il proprio tour nei confini provinciali, come segno della maggiore attenzione dell’Associazione al territorio locale. Oggetto dell’incontro è stato lo sviluppo condiviso del Patto per lo Sviluppo Territoriale della Pianura Reggiana.
L’assessore regionale Vincenzo Colla, la presidente di Unindustria Reggio Emilia Roberta Anceschi e il presidente di Confindustria Emanuele Orsini
Il pomeriggio è stato coordinato dal giornalista Andrea Cabrini, Direttore Class-Cnbc. Il programma ha visto il saluto del sindaco di Guastalla Paolo Dallasta, seguito dalla relazione introduttiva della Presidente degli Industriali reggiani Roberta Anceschi. Sono seguiti l’intervento di Giulio Buciuni, docente e direttore del Master di Imprenditorialità, Trinity College, Dublino e una conversazione con Luca Paolazzi, Direttore scientifico Fondazione Nord Est; Daniele Marini, Direttore scientifico di Community Research&Analysis e Vincenzo Colla, Assessore Regione Emilia-Romagna. Le conclusioni sono state a cura di Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria. Nel corso dell’evento si è svolta la cerimonia per l’assegnazione del Premio Italiano Meccatronica 2024.
Gaiotto Automation (gruppo Sacmi) vince il Premio Italiano Meccatronica 2024
Gaiotto Automation – Sacmi Group si è aggiudicata la 18a edizione del Premio Meccatronica, il concorso promosso dal Gruppo Meccatronico di Unindustria Reggio Emilia, realizzato in collaborazione con Nòva – Il Sole 24 Ore e Community, che promuove la cultura della tecnologia meccatronica nei diversi settori dell’industria meccanica nazionale.
La cerimonia si è svolta in occasione dell’Assemblea Generale dell’Associazione acGuastalla.
Il premio è stato consegnato dal Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, insieme alla Presidente degli Industriali reggiani Roberta Anceschi e al Presidente del Gruppo Meccatronico Alberto Rocchi.
Questa la motivazione indicata dal comitato scientifico per il vincitore: “Per la sua capacità di introdurre continui progressi tecnologici nell’industria della smaltatura e verniciatura sin dal 1955, Gaiotto Automation si è aggiudicata il Premio Italiano Meccatronica 2024. Grazie all’introduzione dei primi robot antropomorfi in grado di auto-apprendere, ha dato un contributo significativo alla diffusione della robotica, anticipando gli obiettivi dell’Industria 5.0 in termini di riduzione degli sprechi e miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori. L’azienda piacentina, parte di Sacmi Group, è divenuta leader mondiale nella realizzazione di impianti robotizzati per la produzione di sanitari, distinguendosi anche nei settori dei sistemi per l’handling delle grandi lastre ceramiche e degli impianti automatizzati con veicoli LGV. La sua innovazione e il suo impegno nel supportare gli operatori con soluzioni di robotica collaborativa basate sull’intelligenza artificiale rappresentano un esempio di eccellenza e visione nel campo della meccatronica”.
Le altre aziende selezionate che hanno ricevuto il riconoscimento come finaliste sono: Morgan Tecnica, impresa lombarda fondata nel 2009 e operante nella produzione di macchine per il settore tessile, e Minimotor, fondata nel 1965 con sede a Bagnolo, precorritrice della meccatronica per la sua visione pionieristica nell’integrare meccanica, elettronica e informatica nelle sue soluzioni.
La giuria inoltre ha riconosciuto il valore di tutte le finaliste assegnando le seguenti menzioni.
A Morgan Tecnica: “Per la costante spinta verso soluzioni fortemente innovative. Fin dalla fondazione, ha anticipato i concetti dell’Industria 4.0, implementando la connessione a Internet, la manutenzione remota e l’applicazione di algoritmi di manutenzione preventiva. Tra le sue ultime innovazioni, spiccano le macchine per il taglio automatico dei tessuti, che grazie a una serie di brevetti, hanno permesso di ridurre i consumi fino al 50% e di realizzare soluzioni compatte e modulari con componenti made in Europa. Questa capacità di innovare ha consentito all’azienda di ottenere risultati che rispecchiano i principi dell’Industria 5.0, in termini di resilienza e sostenibilità”.
A Minimotor “Per aver costantemente investito in ricerca e innovazione, diventando un punto di riferimento internazionale nel settore dei motoriduttori elettrici per l’industria. La sua ultima serie di motori a batteria wireless rappresenta un’innovazione significativa, capace di trasmettere dati senza fili, assicurando maggiore produttività, una grande flessibilità e un minor consumo energetico ai costruttori di macchine. Questo impegno costante nell’innovazione e nella sostenibilità ha portato l’azienda a distinguersi nel settore della meccatronica”.
Relazione di Roberta Anceschi, Presidente di Unindustria Reggio Emilia
Autorità, Signore e Signori, care Colleghe e cari Colleghi,
Caro Presidente Orsini,
benvenuti all’Assemblea Generale delle Associate di Unindustria Reggio Emilia.
Rivolgo un saluto particolare ai relatori:
Giulio Buciuni, Docente e direttore del Master di Imprenditorialità al Trinity College di Dublino;
Vincenzo Colla, Assessore allo Sviluppo economico e green economy, Lavoro, Formazione della Regione Emilia-Romagna;
Daniele Marini, Direttore scientifico Community Research & Analysis;
Luca Paolazzi, Direttore Scientifico Fondazione Nord Est.
Insieme a loro saluto le aziende finaliste del Premio Italiano Meccatronica 2024.
Saluto e ringrazio, infine, Andrea Cabrini, Direttore Class-Cnbc, a cui è affidata la conduzione dei lavori.
Un anno dopo il memorabile incontro di Castelnovo ne’ Monti, svoltosi accanto alla Pietra di Bismantova, siamo nuovamente riuniti.
Ancora una volta abbiamo scelto di essere “fuori dal mondo”, ovvero in quella “Bassa” che le convenzioni e la storia indicano come una “periferia” lontana dalla via Emilia, dal nostro Capoluogo e da Bologna.
La grande partecipazione al nostro incontro conferma l’attenzione di questa comunità nei confronti di tre elementi oggi imprescindibili: la sostenibilità, l’industria e il territorio con il suo ambiente.
La nostra Assemblea si tiene qui, vicino al “grande fiume”, con l’intento di creare un ancor più proficuo legame tra le imprese, rappresentate da Unindustria Reggio Emilia, e gli enti e le comunità locali, oggi idealmente rappresentati dal neosindaco di Guastalla, Paolo Dallasta, che saluto e ringrazio formulandogli i migliori auguri per il suo nuovo incarico.
Pur in un contesto di rallentamento dell’economia, l’industria italiana nel 2023 ha prodotto un fatturato di circa 1.200 miliardi di euro, di cui 600 derivanti dalle esportazioni.
Nello stesso anno il sistema industriale reggiano ha generato ben 14 miliardi di euro di export segnando in tal modo un record storico.
Dati positivi che, tuttavia, non devono distoglierci dalla complessità del quadro internazionale, nel quale distanza e incertezza sono diventati gli elementi maggiormente caratterizzanti.
La pandemia, infatti, ha messo a nudo la fitta rete di dipendenze strategiche createsi nell’ambito delle filiere globali, mostrando, oltre ai rallentamenti e alle interruzioni dei processi produttivi, anche i costi e i rischi della “distanza”.
Insieme a tutto ciò ci sono altri due drammatici eventi che segnano il presente e condizionano il futuro.
Il primo è l’invasione russa dell’Ucraina, che ha messo in discussione il consenso internazionale attorno al sistema di istituzioni e regole che hanno governato il mondo a partire dal 1990 e avviato la globalizzazione.
Il secondo è il conflitto nella Striscia di Gaza, che oltre ai drammatici costi in termini di vite umane, mette in crisi la sicurezza delle rotte attraverso il canale di Suez.
Se da una parte guardiamo con giusta apprensione alla dimensione globale e all’incertezza che la caratterizza, dall’altra dobbiamo, oggi più che mai, occuparci del nostro sistema locale, della nostra terra e delle nostre comunità.
La recente consultazione elettorale, per il rinnovo di un numero significativo di amministrazioni locali, ha imposto a tutti noi una riflessione sugli obiettivi da perseguire nella prossima legislatura.
Un quinquennio nel corso del quale gli attori economici e sociali della Pianura Reggiana sono chiamati a impegnarsi per accrescerne la competitività, l’attrattività e la qualità della vita.
Da sempre Unindustria Reggio Emilia partecipa alla creazione dei presupposti indispensabili per lo sviluppo economico, sociale e civile.
Un impegno che si realizza attraverso un rapporto continuo, dialettico e propositivo con enti e istituzioni.
Nella consapevolezza di ciò nei mesi scorsi abbiamo consegnato a ciascun candidato Sindaco dei comuni della Pianura Reggiana, un contributo di idee per la definizione di un programma di sviluppo locale.
A questo proposito mi pare indispensabile illustrare le ragioni che ci hanno portato all’appuntamento di oggi.
Due anni fa, come alcuni ricorderanno, Unindustria Reggio Emilia ha formulato la sua nuova strategia territoriale fondata su una interpretazione della provincia reggiana che possiamo definire distrettuale.
Una visione “tripartita” in quanto identifica due macro-aree, la “Montagna” e la “Pianura”, incernierate tra loro da una terza rappresentata dal Capoluogo e dall’asse della via Emilia.
L’elemento più significativo della nuova strategia è l’idea di “collaborazione intraprendente” declinata all’intera scala provinciale.
Una collaborazione che, attraverso accordi formali sottoscritti tra parti diverse, persegue la costruzione dal basso di soluzioni utili tanto alle imprese, quanto alle comunità.
Si ascrivono a questa rinnovata forma di collaborazione tre iniziative che hanno caratterizzato l’anno passato e che qui voglio ricordare.
La prima è quella costituita dal Protocollo d’intesa sottoscritto nel giugno scorso tra Unindustria Reggio Emilia, il Parco Nazionale Appennino ToscoEmiliano e l’Unione Montana dei Comuni dell’Appennino Reggiano.
Un’intesa – senza precedenti in Italia – che, tra le altre cose, regola materie di grande attualità, come i Crediti di Sostenibilità riservati alle imprese associate.
La seconda iniziativa è data dalla Ricerca sul sentiment dei reggiani che Unindustria Reggio Emilia ha commissionato nell’autunno scorso alla società Community Research & Analysis.
Un’accurata indagine demoscopica realizzata su un campione rappresentativo di cittadini dei richiamati tre ambiti territoriali di riferimento, ovvero: la Montagna, il Capoluogo e la Pianura.
A questa ricerca – presentata nel dicembre scorso durante l’Incontro associativo di fine anno – ha fatto seguito un seminario a porte chiuse riservato ai sindaci della provincia di Reggio Emilia e da loro auto-gestito.
La terza, infine, è costituita dalla partecipazione al bando regionale per i Progetti d’Innovazione Sociale.
Un’iniziativa, coronata da successo, promossa nei mesi scorsi da dodici comuni della Pianura Reggiana, Unindustria Reggio Emilia e da Fondazione Officina Belle Arti.
Le risorse ottenute concorreranno alla realizzazione di un front office territoriale al servizio di cittadini e imprese.
L’impegno sostenuto nell’ultimo anno dalla nostra Associazione è strettamente correlato alla necessità di comprendere le imponenti trasformazioni economiche, sociali, culturali e infrastrutturali che hanno interessato negli ultimi decenni l’intero territorio.
La pianura reggiana rappresenta l’esempio più evidente di questa evoluzione che non conosce battute d’arresto.
Nel volgere del nuovo secolo, infatti, il territorio della Pianura Reggiana, che si colloca a valle della Via Emilia e dunque della città di Reggio Emilia e della sua più stretta area di influenza, ha conosciuto un processo di trasformazione economica e sociale che ne ha modificato in profondità la fisionomia.
Quello che ancora alla metà del XX secolo era un territorio di marcata e pressoché esclusiva impronta agricola si è progressivamente proposto come “nuova frontiera” dell’insediamento industriale.
Ci riferiamo a una realtà territoriale strappata alle acque da un secolare lavoro di bonifica e segnata, a lungo, da una condizione economica di arretratezza e di povertà che la collocava tra le “aree depresse”.
Al contrario, ciò a cui oggi ci troviamo di fronte è una presenza diffusa di imprese e di attività manifatturiere.
Una realtà innervata da relazioni più o meno strette di complementarità e, soprattutto, aperte a solidi processi di internazionalizzazione.
È questa oggi la cifra distintiva sia della Pianura Reggiana, sia dei territori contigui della pianura modenese, da Carpi a Mirandola.
Nella geografia economica dell’Emilia-Romagna di oggi, la Pianura Reggiana evidenzia una fisionomia che si è via via allontanata dalla realtà della “Bassa” che i nostri padri e molti di noi hanno conosciuto.
Si tratta, in altri termini, di una nuova e sorprendente identità economica e sociale.
Un’inedita soggettività che non può essere assimilata né ai sistemi urbani che – senza soluzione di continuità – si snodano lungo l’asse della Via Emilia, da Piacenza a Rimini, con le diversioni verso Ferrara e Ravenna, né in quello delle “Aree Interne”, che accomuna tanto l’estesa realtà appenninica, quanto le aree più orientali segnate dalla presenza dell’ampio delta del Po.
L’industria è stata la maggiore protagonista di questa Grande Trasformazione.
Mi riferisco alla manifattura delle piccole e medie imprese cresciute all’interno di filiere ormai globali.
Una realtà complessa le cui espressioni più mature sono le cosiddette “multinazionali tascabili”.
Un soggetto industriale, quest’ultimo, che, dopo i “distretti”, rappresenta la novità sostanziale e l’apporto originale scaturito dallo sviluppo postfordista che ha caratterizzato l’economia della nostra regione, del Nord del Paese e della sua dorsale adriatica.
Da terra agricola la “Bassa” ha saputo dunque diventare una realtà fondata sulle competenze industriali, che incorpora dentro il proprio tessuto insediativo e socioeconomico il radicamento di competenze e storie distintive di imprese e imprenditorialità.
Questo territorio è il luogo dell’“intelligenza meccanica” che ha saputo farsi impresa attraverso storie e percorsi al contempo umani e tecnologici.
L’“intelligenza meccanica” e meccatronica, diffusa tra le numerose filiere della Pianura Reggiana, nasce agli inizi del XX secolo per meccanizzare la fatica dei campi e aumentare la produttività.
Un processo graduale e senza sosta che ha sedimentato un saper fare diffuso applicato nel tempo alla meccanica, alla meccatronica, all’oleodinamica e alle lavorazioni del ferro e della lamiera.
Un microcosmo nel quale le intuizioni, le idee, le invenzioni e le applicazioni si sono tradotte nei prodotti e nelle fabbriche dei distretti reggiani, oggi leader nel mondo.
Preservare questa diffusa intelligenza distrettuale e territoriale è la vera sfida che ci lancia l’attuale decennio così segnato dalle transizioni.
La pianura reggiana deve rafforzare esternalità già esistenti e generarne di nuove, che siano all’altezza.
La sfida dell’intelligenza radicata al territorio non è solo una questione di complessità tecnologica che interessa fabbriche e filiere.
È molto di più.
Si tratta, infatti, di una sfida di sistema che coinvolge aspetti economici, sociali e culturali complementari tra loro. Che coinvolge, in altri termini, l’intero territorio.
Penso a temi come la formazione, l’orientamento delle competenze, l’abitare, la sostenibilità ambientale, la riduzione dell’inquinamento, la mobilità, la natalità, i tempi di vita e lavoro, l’immigrazione, l’accoglienza e l’integrazione.
Elementi che devono concorrere tra loro per definire il “buon vivere” della Pianura Reggiana ai tempi dell’industria 5.0.
L’evoluzione verso paradigmi di sostenibilità produttiva e ambientale proietta, infatti, la già evoluta imprenditorialità padana nel cruciale ruolo di soggetto generatore di nuova intelligenza sostenibile.
Mi riferisco a una nuova conoscenza distintiva che si rende via via disponibile all’intero sistema territoriale.
Un concentrato informale di tecnologie, competenze e idee che nel loro insieme possono concorrere sia a una migliore vivibilità ambientale, sia a una nuova e più evoluta relazione tra industria e territorio.
Ciò che ho sin qui cercato di rappresentare è una realtà territoriale la cui magnitudo industriale ha conquistato la ribalta nazionale nei giorni successivi al tragico terremoto del maggio 2012.
In quei difficili giorni l’Italia si è accorta, con stupore, che l’universo immaginario immortalato da film e da romanzi, costituito da argini, inondazioni, biciclette e fiere contrapposizioni politiche, aveva lasciato spazio da tempo alla modernità.
Ci si immaginava un territorio in bianco e nero, e si aveva davanti una realtà che, seppur ferita, proponeva i colori smaglianti della competizione globale.
Ciò che doveva essere ricostruito non era l’eredità del passato, bensì una realtà sempre più multiculturale che esprime un’agricoltura avanzata, un importante settore agroindustriale e un sistema industriale collocato ai vertici mondiali.
Si fa in fretta a parlare di “grandi trasformazioni”, ma quando nel volgere di alcuni decenni una società e un’economia cambiano, anche in meglio, ci si trova di fronte a un processo che non è mai né facile, né indolore, né gratuito.
Sul piano culturale si vivono, allo stesso tempo, tanto il nuovo che preme per affermarsi, quanto il passato che fatica a passare.
Non è dunque un caso se la società della Pianura Reggiana presenta alcuni elementi di criticità nella percezione che essa ha di sé stessa.
Criticità emerse con grande evidenza nella richiamata indagine sul sentiment dei reggiani che Unindustria Reggio Emilia ha commissionato nel novembre 2023.
Il campione rappresentativo degli abitanti dei 19 comuni che compongono la Pianura Reggiana ha evidenziato, tra le altre cose, un senso di insicurezza e di smarrimento maggiore rispetto a quello rilevato nei comuni della montagna e in quelli collocati lungo la via Emilia.
A questo proposito voglio ricordare l’inedita iniziativa promossa dall’Associazione degli industriali in occasione delle elezioni amministrative che si sono tenute nelle scorse settimane.
Nel mese di maggio, come alcuni di voi ricorderanno, abbiamo consegnato ai candidati sindaco dei comuni della Pianura Reggiana il documento “Industria & Territorio”.
Lo scorso 20 maggio, nel teatro di Guastalla, abbiamo presentato pubblicamente a tutti i candidati la nostra proposta che indicava alcuni indirizzi strategici per lo sviluppo locale.
Ci ha animati in questa iniziativa – che per la prima volta colloca la Bassa al centro dell’attenzione associativa – la consapevolezza della sfida che tutti noi abbiamo davanti.
Un impegno che non riguarda solo le Amministrazioni uscite dal voto dei giorni scorsi, ma anche l’intera comunità, nessun attore sociale escluso.
La sfida cui faccio riferimento è quella di rilanciare il successo economico, le capacità innovative e le performance dell’export, accompagnando tutto ciò con la promozione di una maggiore attrattività, rivolta alle Imprese, ai capitali, alle persone.
Ne abbiamo bisogno.
Riferendomi in particolare ancora all’immigrazione, all’accoglienza, all’integrazione, credo opportuno richiamare un passaggio delle Considerazioni Finali del Governatore, Fabio Panetta, nella Relazione annuale della Banca d’Italia, presentata lo scorso 31 maggio.
Questa la sua autorevole valutazione: “…la prevista diminuzione di 5,4 milioni di popolazione in età lavorativa al 2040 comporta una perdita del 13% del PIL totale e del 9% del PIL pro-capite”.
Occorre dunque predisporsi per affrontare la glaciazione demografica che da tempo ha iniziato a congelare il nostro futuro.
In un quadro di riferimento come quello richiamato il valore dell’industria non sta solo nel fatto che risiede sul territorio, genera valore e offre lavoro, ma anche nella capacità di esercitare, nel rapporto con la comunità territoriale, la propria responsabilità sociale.
Venendo ai contenuti di questo appuntamento posso anticipare sin da ora che la proposta degli industriali si concretizza in un unico obiettivo: la realizzazione di un Patto per lo Sviluppo Territoriale.
Un accordo di programma, tra gli attori istituzionali ed economici della Pianura, che li chiami a convergere, con convinzione, su una visione condivisa prima e su una comune direzione di marcia poi.
Comuni e industrie sono i principali protagonisti di questo Patto.
Lo sono sia in virtù del loro rilievo nel panorama istituzionale ed economico locale, sia per il riconoscimento di ruolo che l’intera società esprime nei loro confronti, come ha efficacemente confermato la ricerca sul sentiment dei reggiani.
Generare dal basso un Patto per lo Sviluppo Territoriale, lavorando di concerto con i 19 Comuni coinvolti e con la Regione Emilia-Romagna, rappresenta una grande novità nelle modalità di governance regionali e locali.
Ci si riferisce, infatti, a un processo partecipato che, se opportunamente gestito, confermerebbe la maturità raggiunta tanto dall’intera filiera amministrativa, quanto dalla rappresentanza degli interessi industriali.
Vorremmo definire una visione di futuro a partire dalla quale decidere, in maniera condivisa, il portafoglio dei progetti da concretizzare nel corso del Settennato europeo 2028-2034.
Per realizzare tutto ciò è indispensabile formalizzare, a partire dall’autunno 2024, una struttura di relazioni istituzionali di adeguata consistenza e coerenza.
È indispensabile, soprattutto, consolidare la relazione fiduciaria tra imprese e istituzioni per poter così sviluppare autentici progetti di sistema e non già una somma di iniziative incoerenti tra loro in quanto funzionali a interessi di questa o quella parte.
Quello che oggi proponiamo è un accordo la cui importanza non è solo nei suoi contenuti innovativi, ma anche e soprattutto, nelle sue implicazioni sociali e culturali.
“Centro” e “periferia” che provano a ridefinire il loro rapporto, know how industriale ed esigenze locali che si intrecciano virtuosamente, impegno per ridurre l’impatto ambientale e, ancora, una comunità protagonista di una trasformazione che decide di prendere in mano il proprio destino con umiltà, ma anche con consapevole determinazione.
Nella piena consapevolezza di ciò abbiamo deciso di utilizzare la parola “Sostenibilità” nel titolo di questo nostro incontro.
Una scelta fondata sul convincimento che per costruire un mondo sostenibile sono indispensabili prima di tutto gli imprenditori.
Penso, come ho ricordato lo scorso anno a Castelnovo ne’ Monti, agli autentici innovatori.
Coloro che, contro ogni logica e contro ogni pregiudizio, riescono a trovare una nuova soluzione, anche molto semplice, che concorre a fare del mondo un luogo migliore.
Innovatori che, tuttavia, hanno bisogno di un quadro regolatorio di riferimento che non può e non deve essere avverso all’industria.
Presidente Orsini, caro Emanuele,
da pochi giorni sei stato chiamato alla guida di Confindustria e da ancor meno giorni abbiamo, tutti insieme, partecipato al rinnovamento del Parlamento Europeo.
Mi rivolgo a te per ricordarti quanto sia importante sostenere le ragioni dell’industria in una Europa che spesso si dimostra distratta, se non sorda.
È indispensabile ribadire in ogni occasione, con le parole e con i fatti, che il futuro dell’Europa è strettamente legato a quello della sua industria.
Per questa ragione serve una politica industriale inclusiva che tenga conto anche delle diversità di dimensione e specializzazione delle imprese presenti nei diversi paesi europei.
Come imprenditori e come cittadini reggiani siamo animati da due precisi convincimenti.
Il primo è che senza l’industria non può esistere l’Europa libera e democratica.
Il secondo è che la sostenibilità si crea con l’industria e non contro di essa.
Come ben sai le nostre aziende sono impegnate a raggiungere l’obiettivo della neutralità del carbonio nel 2050.
Tuttavia, le nuove normative in materia di energia, clima e ambiente stanno generando obblighi e costi enormi per ciascuna impresa.
Dunque, Confindustria e il Governo italiano devono sollecitare un quadro normativo attento ai tempi e ai modi della transizione green che investe le industrie.
Al contrario, corriamo seriamente il rischio di assistere a una lenta ma inesorabile deindustrializzazione a vantaggio di competitori sempre più aggressivi come la Cina e gli Stati Uniti.
Assessore Colla, signori Sindaci,
realizzare il Patto per lo Sviluppo è una sfida che la Pianura Reggiana può vincere perché oggi, più che mai, la speranza di un futuro sostenibile si chiama industria.
Nella consapevolezza di ciò auspichiamo che la Regione Emilia-Romagna possa partecipare, nei tempi e nei modi più opportuni, all’impostazione di questa collaborazione territoriale tra enti locali e imprese.
L’obiettivo è l’ulteriore valorizzazione di un sistema locale che ha saputo rinnovarsi nella ricostruzione post sisma e che ora deve darsi l’obiettivo di diventare una autentica “periferia competitiva”, protagonista a pieno titolo della pianificazione regionale.
Signore e Signori, care Colleghe e cari Colleghi,
vorrei che l’incontro di oggi, la prima Assemblea dell’Unione degli Industriali della provincia di Reggio Emilia organizzata nella Bassa, in oltre cento anni di storia associativa, fosse ricordata non per questa pur importante ragione, bensì per tre sole parole:
Sostenibilità, Industria, Territorio.
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