QUATTRO CASTELLA (Reggio Emilia) – “Aiutatemi ad aiutare la mia famiglia a Gaza”. E’ l’appello del dottor Nezar Elkhaldi, medico palestinese che è in Italia da oltre 30 anni e che lavora come medico di base, guardia medica e medico vaccinatore pediatrico a Quattro Castella. Arrivato dalla Striscia di Gaza per studiare Medicina, oggi qui ha una famiglia, la moglie Sara e tre figli, ma a Gaza ha lasciato i genitori e cinque fratelli: “Come me hanno studiato e sono sempre stati professionisti attivi nella società fino allo scorso 7 ottobre (la data dell’attacco di Hamas e dell’inizio della controffensiva israeliana, ndr). Le case di tre dei miei fratelli sono state distrutte e le case dei miei genitori e degli altri due fratelli sono inagibili, secondo le ultime informazioni che siamo riusciti ad avere”. Per questo motivo il dottor Elkhaldi ha aperto una raccolta fondi su GoFundMe, per cercare di mettere in salvo la propria famiglia. “I fondi saranno utilizzati per fornire loro il sostentamento per la sopravvivenza, mettere al sicuro la mia famiglia oltre il confine egiziano, trasferirli in Italia almeno finché la guerra non è cessata”, spiega Nezar.
E’ lui stesso, sulla piattaforma, a raccontare la sua storia: “Dopo 30 anni la famiglia è cresciuta molto: ci sono i miei genitori, sei figli con relativi mariti e mogli e la bellezza di 17 nipotini. Tutti quanti, a parte me, vivevano nel nord di Gaza ad Al Rimal, una tra le zona più belle e tranquille della città. Dopo il 7 ottobre la situazione è diventata catastrofica: c’è un bombardamento incessante e indiscriminato su tutto il territorio con la conseguente distruzione massiva di oltre 60mila abitazioni. Le case di tre dei miei fratelli sono state distrutte e le case dei miei genitori e degli altri due fratelli sono inagibili. La mia famiglia fin dall’inizio della guerra ha dovuto abbandonare tutto ed emigrare per non rischiare di rimanere sotto le macerie: si sono trasferiti in un campo profughi dell’Unrwa che si trova a Khan Younes, nel sud di Gaza. Questo campo normalmente ospita mille-duemila persone, ma attualmente ne accoglie più di 50mila, accatastati nelle classi ed esternamente in tende, con quattro bagni a servire l’intero campo, senza acqua potabile, cibo, luce e i vari servizi. Avevano scelto di andare a Khan Younes perché considerata zona sicura, senza rischio di bombardamento, ma da qualche tempo gli attacchi si sono intensificati ed il rischio di essere colpiti anche lì è aumentato drammaticamente”.
Questo il link per accedere ed eventualmente contribuire alla raccolta su GoFundMe