REGGIO EMILIA – E’ uno dei capitoli più delicati dell’indagine della procura su alcuni appalti banditi dal Comune nel 2016. Una vicenda per la quale due dirigenti comunali – Santo Gnoni, oggi in pensione, all’epoca dei fatti capo dell’ufficio legale, e Roberto Montagnani, allora dirigente del servizio Appalti – sono stati rinviati a giudizio per turbata libertà degli incanti. Della stessa accusa devono rispondere Vincenzo e Lorenzo Corradini, padre e figlio, titolari dell’omonima autofficina con servizio di carro attrezzi.
La tesi della procura è che una concessione pubblica (il servizio di ripristino delle condizioni di sicurezza dopo gli incidenti stradali) sia stata utilizzata per risolvere un contenzioso fra l’autofficina Corradini e il Comune. L’autofficina aveva avviato una causa perché sosteneva di vantare crediti per 2,7 milioni di euro. Il Comune riconosceva solo in parte la fondatezza delle pretese. Per disinnescare la causa, l’amministrazione era pronta a versare 950mila euro. I Corradini, da parte loro, si sarebbero accollati 625mila euro di Imu non versata da parte della Immobiliare 5 Effe di Vincenzo Corradini.
Secondo la ricostruzione della procura, in questo contesto l’affidamento del servizio di ripristino delle condizioni di sicurezza stradale fu la merce di scambio usata dai dirigenti comunali Gnoni e Montagnani per andare incontro alle richieste dell’autofficina. I Corradini, infatti, non si accontentavano dei 950mila euro, che consideravano insufficienti rispetto al credito vantato. In un incontro con i due dirigenti comunali, avvenuto in Municipio l’11 agosto 2016 e intercettato dagli inquirenti, i Corradini chiesero di ritoccare la cifra verso l’alto. “Dobbiamo trattare per il prezzo totale”, disse Vincenzo Corradini. “Non si può trattare – replicò Gnoni – non ce la facciamo a dare più soldi”.
Il dirigente spiegò che una decisione di questo genere avrebbe richiesto una variazione di bilancio, che in Consiglio comunale avrebbe suscitato l’attenzione e le domande dei consiglieri. Corradini allora rilanciò: “Dateci la possibilità di avere il parcheggio della stazione Mediopadana”, chiese. “Ma questo non possiamo farlo”, rispose Gnoni. La strada che venne individuata per appianare le divergenze fu un’altra e passò attraverso lo svolgimento di un’attività che l’autofficina Corradini gestiva da tempo per conto del Comune, ma che doveva essere messa a gara. In un prossimo approfondimento entreremo nei particolari di quella trattativa.
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