REGGIO EMILIA – La vicenda del bando comunale vinto dall’Autofficina Corradini, di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, sarà valutata – insieme ad altre – nel dibattimento che inizierà il prossimo 5 ottobre in Tribunale a Reggio. Due dirigenti comunali, Roberto Montagnani e Santo Gnoni, ques’ultimo oggi in pensione, e i titolari dell’autofficina, Vincenzo e Lorenzo Corradini, sono accusati dalla Procura di turbata libertà degli incanti.
In udienza preliminare alcuni difensori, tra i quali quello di Gnoni, l’avvocato Liborio Cataliotti, hanno chiesto la non utilizzabilità delle intercettazioni. Cataliotti ha sostenuto che, ‘se le intercettazioni sono inutilizzabili, i bandi sono regolari’. Il pubblico ministero Valentina Salvi ha dato parere favorevole alla richiesta, ma solo per le intercettazioni che vanno dal febbraio al luglio 2016. Restano utilizzabili quelle riportate da TG Reggio, relative al periodo agosto-novembre 2016. Il difensore dei Corradini, l’avvocato Nino Ruffini, ha sostenuto invece che i suoi clienti sono stati vittime di un ricatto: per recuperare un credito – è la tesi – dovettero accettare quel bando e rinunciare al contenzioso con il Comune.
Dalle frasi captate dagli inquirenti e dalla ricostruzione dei fatti, si evince che Gnoni e Montagnani agirono come agirono non per tornaconto personale, ma con l’intento di risolvere un problema al Comune e di far risparmiare soldi all’ente. E tuttavia, se le intenzioni furono queste, se l’interpretazione di alcune intercettazioni può essere opinabile, resta il fatto che due dirigenti comunali si incontravano con i responsabili di un’azienda per discutere le caratteristiche di un bando di gara ancora da pubblicare e la durata di una concessione. E’ su questo aspetto chiave che si giocherà il processo.
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