REGGIO EMILIA – Nella nostra provincia si contano attualmente 37.394 addetti dell’artigianato, che contribuiscono alla creazione del 9,7% del valore aggiunto del territorio. Complessivamente l’occupazione nel reggiano è diminuita dell’1,2% nel 2024 rispetto al 2023. Per gli occupati dipendenti si registra un -6,5%, mentre gli indipendenti aumentano del 23,3%. Lo rileva un’indagine dell’ufficio studi Lapam Confartigianato che, in occasione del 1° maggio in cui si celebra la Festa del Lavoro, ha svolto un’analisi proprio sull’occupazione a livello provinciale. Il dato più critico riguarda il reperimento di personale: Reggio Emilia è la provincia emiliano-romagnola dove si rileva una difficoltà di reperimento nell’artigianato più alta, pari al 65%.
Spostando l’attenzione sui giovani, nel mondo della micro e piccola impresa e nell’artigianato reggiano la quota di dipendenti con meno di 30 anni è del 17,6%, superiore al 12,3% delle medie e grandi imprese con almeno 50 addetti. Ci sono in questo caso dati postivi. Reggio Emilia è tra le principali province in Emilia-Romagna per tasso di occupazione giovanile con un 50,7%. Nella provincia si rileva anche un dinamismo vivace nel triennio 2021-2024 con il tasso di occupazione giovanile che cresce di 2,8 punti percentuali.
«La Festa del Lavoro – commenta Gilberto Luppi, presidente Lapam Confartigianato – deve essere un momento per riflettere sul contesto che stiamo attraversando come provincia ma soprattutto come Paese. Le politiche di incentivo al lavoro, e in particolare quelle di lavoro autonomo, devono essere tra i punti fondamentali dell’agenda governativa. Senza occupazione le nostre imprese non possono rimanere competitive sui mercati globali, ma l’aumento del tasso occupazionale passa inevitabilmente da sgravi fiscali e da un alleggerimento della burocrazia per gli imprenditori. Abbiamo il dovere, come associazione, di continuare a percorrere la strada che abbiamo tracciato, quella di sensibilizzare i giovani alla realizzazione concreta delle loro idee imprenditoriali, ma dobbiamo essere supportati a livello politico da misure che vadano davvero nella direzione di agevolare l’ideazione di nuove attività e l’assunzione di personale qualificato che generi continuità nel saper fare artigiano e nella valorizzazione del Made in Italy».
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