REGGIO EMILIA – Dal confronto alle vie legali. Si inaspriscono i toni del confronto tra il comitato che rappresenta un gruppo di cittadini residenti alla Canalina e il Comune. Al centro del contendere l’antenna per la telefonia mobile che sorgerà in via Portella delle Ginestre. I cittadini si sono affidati a uno studio legale di Parma (il Cugurra e Molinari) e allo studio Bramanti & Grieco, tra i più noti in Italia in campo di inquinamento elettromagnetico, per chiedere, carte alla mano, all’Amministrazione di sospendere le autorizzazioni necessarie in via di autotutela. “Abbiamo ricevuto un secco no”, la sintesi.
Il comitato attacca sostenendo che non sia stata data adeguata pubblicità alla richiesta presentata dal gestore, che nella documentazione tecnica sull’impatto elettromagnetico sia stata omessa la presenza di scuole e asili nido, che Arpae abbia quindi emesso un parere sulla base di informazioni non complete, che non sia stato acquisito il parere dell’Ausl (che ha recepito quanto firmato da Arpae), che non sia stato tenuto in conto l’impatto visivo che avrà una antenna alta 34 metri.

“Un dato su tutti – scrivono – Sono stati i cittadini a mappare il quartiere, spiegando agli assessori e ai tecnici che a meno di 70 metri dal sito designato per l’installazione ci sono due comunità residenziali per minori, dato a loro sconosciuto, ammettendo di fatto di non conoscere il quartiere. Ci si limita a valutare il progetto del Gestore, senza porsi il tema: ci sono altri siti possibili che minimizzerebbero l’esposizione dei residenti? Questo dovrebbe fare secondo noi la politica: una buona politica, che non abdichi al proprio ruolo, facendosi scudo di ragionamenti tecnici o giuridici. A maggior ragione laddove ci si vanti di essere la città delle persone”.
Affermazioni cui gli assessori Carlotta Bonvicini (sostenibilità) e Lanfranco De Franco (Patrimonio) rispondono parlando di “ingiuste accuse di indifferenza o non conoscenza della realtà sociale e urbana”. “Comprendiamo la delusione dei cittadini, dei residenti in particolare, e proprio per questo abbiamo voluto incontrarli più di una volta sul tema, per valutare i margini politici di soluzione della questione”.

L’assessora Carlotta Bonvicini
La questione, risponde l’Amministrazione, è “tecnica”. “I poteri dei Comuni in materia di antenne sono molto limitati. Il Comune si può limitare a vietare l’installazione di antenne, in aree circoscritte e particolarmente sensibili con persone presenti in maniera continuativa (ad esempio, scuole), ma non può obbligare i gestori a scegliere una localizzazione invece di un’altra, se la prima individuata soddisfa la normativa. Il Comune valuta la correttezza formale dell’istanza presentata dal gestore, raccogliendo i pareri dei vari servizi ed enti coinvolti, tra cui quello di Arpae per la compatibilità con i campi elettromagnetici. Ciò in sostanza significa che se il Comune facesse atti non consentiti dalla legge per fermare la costruzione dovrebbe, con risorse pubbliche, pagare i danni al privato trovandosi comunque con l’antenna realizzata”.
Sulla presenza di scuole e servizi sociali: “La localizzazione proposta dall’azienda non comporta alcun pericolo a queste attività poiché l’irradiazione elettromagnetica, verificata da Arpae tramite simulazione, è orientata in modo da non raggiungere edifici sia residenziali che di altra natura, come le scuole”.

Lanfranco De Franco (foto Labate/Elite per Reggionline)
L’ipotesi di poter spostare l’antenna in un punto isolato del parco del Noce è stata scartata per un “possibile per conflitto con l’antenna presente su un immobile poco distante. Ogni altra localizzazione a terra sarebbe vicina a residenze e scuole, non rappresentando un miglioramento rilevante rispetto alla localizzazione iniziale, se non per il gradimento dei membri del comitato, residenti in via Portella delle Ginestre, che avrebbero l’antenna più lontana dalle proprie case (e più vicina ad altri cittadini). L’unica alternativa migliorativa sarebbe posizionare l’antenna sui tetti di uno dei due condomini con le torri più alte del quartiere, per esattezza la torre di via Portella 1 e quella di via Martiri della Bettola, con minimo impatto estetico e nessun rischio per la salute degli abitanti. Questa soluzione prevederebbe anche un ritorno economico per gli stessi che si vedrebbero corrisposto l’affitto dal gestore. I residenti sono stati i primi a manifestare disponibilità per questa opzione come extrema ratio, salvo poi cambiare idea e decidere di procedere per vie legali”.
In attesa dell’annunciato piano antenne e delle Consulte di quartiere, “va comunque precisato – concludono Bonvicini e De Franco – che in assenza di una modifica alla normativa statale, la possibilità di intervenire, per i Comuni, è estremamente limitata, essendo le antenne (dato anche l’uso che ora si fa di smartphone e internet) infrastrutture garantite attraverso la legge dello Stato che supera – come per altro già stabilito da numerose sentenze in materia – i poteri dei Comuni”.
Il braccio di ferro sembra solo all’inizio.
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