REGGIO EMILIA – “Una recessione assai più grave che nel 2009”. Così Unioncamere titola l’analisi dello studio Prometeia sull’andamento dell’economia dell’Emilia Romagna nel 2020.
Un crollo del Pil regionale nell’anno della pandemia a cui seguirà una parziale ripresa. Nell’edizione di aprile degli scenari per le economie locali, la società di ricerca prevede una contrazione del prodotto interno lordo dell’Emilia Romagna del 7%. Una recessione addirittura più profonda di quella della grande crisi del 2009, quando il Pil subì una flessione del 6,6%.
“Tra le province della regione, Reggio Emilia risulta una delle più colpite”, è il commento di Stefano Landi, presidente della Camera di Commercio reggiana. Nel 2021 la ripresa sarà solo parziale, del 3,8%, e per tornare ai livelli pre Coronavirus bisognerà attendere il 2024, anche se un quadro più confortante dovrebbe intravedersi già dal 2022: “Non è dietro l’angolo e bisogna arrivarci senza troppe difficoltà”, ha aggiunto Landi.
La recessione sarà dovuta in particolare al crollo degli investimenti e alla caduta delle esportazioni. Queste ultime diminuiranno del 10%, nonostante una migliore tenuta dei consumi che rimarranno comunque in area negativa. Il colpo più duro lo accuseranno soprattutto l’industria e il settore delle costruzioni e, a seguire, i servizi.
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