REGGIO EMILIA – Puntata importante quella di Decoder, in onda questa sera alle 22, con un faccia a faccia tra Gabriele Franzini e Rosario Di Legami, avvocato palermitano, amministratore giudiziario di un gran numero di beni confiscati alla criminalità organizzata. L’intervista è stata registrata.
“Sì, ho ricevuto minacce due anni e mezzo fa – ha detto Di Legami – Purtroppo, non sono state le uniche. Di recente ne ho ricevute altre, ancora più pesanti delle prime. Dire che mi hanno lasciato indifferente sarebbe un’ipocrisia”. L’avvocato è stato minacciato di nuovo e questa volta coloro che vogliono intimidirlo hanno alzato ancora il tiro. Ma a questo Di Legami, 53 anni, non ha nessuna intenzione di cedere.
Entro la fine del mese due capannoni confiscati ai Grande Aracri a Brescello saranno consegnati alla Protezione civile. Molti dei beni affidati in gestione a Di Legami si trovano nella nostra provincia, altri sono sparsi per l’Italia e anche all’estero. Dove? “Canada, Sudamerica, Spagna, Olanda, Germania”. La criminalità organizzata ha una dimensione globale e di recente un regolamento europeo ha reso più facile il sequestro dei patrimoni mafiosi all’estero.
A partire dal 2015, Di Legami gestisce beni oggetto di sequestri preventivi chiesti dalla Direzione Antimafia nell’ambito dell’inchiesta e del processo Aemilia. Respinge la definizione di Emilia come terra di mafia, ma descrive un quadro preoccupante; racconta che anche nella nostra provincia per lui e i suoi collaboratori non è semplice lavorare con gli operatori economici. “Perché – le sue parole – noi spesso non veniamo accettati all’interno del territorio. Veniamo visti come pecore nere. Non si immagini che quando interviene l’amministratore giudiziario vi sia grande solidarietà”.
Anche a Reggio? “Sì, anche a Reggio. Mi è capitato purtroppo di non riscontrare nessuna solidarietà quando cercavo di creare delle associazioni temporanee d’impresa”.
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