REGGIO EMILIA – Una festa del lavoro insolita, senza piazza, senza sfilate, senza concerti se non affidati ai canali della Tv. Il primo maggio quest’anno, per la prima volta dal dopoguerra, ha visto la gente chiusa in casa per colpa dell’epidemia da Covid-19. E si guarda alla ripartenza.
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Le fotografie in bianco e nero del primo maggio degli anni del dopoguerra, tratte dagli archivi della fototeca Panizzi, ispirano nostalgia. Raccontano una festa del lavoro segnata dal dramma, allora recente, di un conflitto che fece morti e portò l’Italia al disastro economico. Anni 1957 e 58, i reggiani sfilavano per le vie della città inneggiando a una festa riconquistata, ma contrassegnata ancora dalle difficoltà della disoccupazione e dello sfruttamento del lavoro. Oggi, sospese tutte le manifestazioni di piazza a causa dell’epidemia di Covid 19, i sindacati si affidano agli strumenti della Tv e dei social per tenere viva la commemorazione di questa giornata. La Cgil invita a visitare una mostra virtuale sul sito web della Camera del lavoro, dedicata ai manifesti storici sul Primo Maggio. E intanto si guarda al futuro, alla speranza di una ripresa delle attività che si comincia a intravedere. In questi giorni sono ripartire aziende come la Argo Tractors di Fabbrico, preceduta da una robusta sanificazione degli ambienti. Stanno ripartendo la Smeg e la Bertazzoni di Guastalla. Si calcola che siano 1.300 le aziende reggiane che hanno riaperto con comunicazione alla Prefettura. La preoccupazione dei sindacati è che siano garantite ovunque le norme di sicurezza sul lavoro. Ma altre duemila aziende hanno chiesto la cassa integrazione per i loro dipendenti, per un totale di circa 23mila addetti. Il riavvio della macchina produttiva e dei servizi sarà lento e faticoso. Ed è triste questa festa del lavoro senza lavoro.
Gian Piero Del Monte
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