REGGIO EMILIA – Reo confesso dell’omicidio di Alceste Campanile, confidente dei carabinieri e poi in contatto con la mafia ai tempi degli attentati a chiese e musei d’arte, infine killer della ‘ndrangheta, spietato esecutore di una decina di omicidi. Oggi collaboratore di giustizia.
Il reggiano Paolo Bellini ha attraversato 30 anni della storia criminale d’Italia. All’ex Primula Nera è arrivato uno dei quattro avvisi di garanzia della fine delle nuove indagini sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, fatti per cui era già stato inquisito. L’ex avanguardia nazionale è ritenuto un esecutore materiale. Avrebbe agito in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti e ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori, oltre che in concorso con Valerio Fioravanti e Francesca Mambro dei Nuclei Armati Rivoluzionari, condannati nel 1995.
Quel giorno ci furono 200 feriti e 85 morti. E proprio i famigliari delle vittime non si sono mai arresi né fermati dal chiedere e cercare la piena verità su una delle pagine più tremende della nostra storia. Nove mesi fa il gip revocò il proscioglimento del ’92 e concesse di indagare nuovamente sull’ex Primula Nera. I legali delle famiglie coinvolte, mesi fa, hanno depositato in Procura generale un filmato amatoriale girato da un turista tedesco immediatamente dopo l’esplosione: in un fotogramma si vede una persona molto somigliante a Paolo Bellini. E poi c’è un’intercettazione ambientale in cui si fa riferimento a una persona che porta la bomba, definendola un aviere. “Noi sappiamo – aveva detto la Procura generale lo scorso maggio – che Bellini aveva questa qualifica all’epoca”.
Poche ore dopo quel fatto di sangue, accadde un evento strano. L’allora procuratore capo di Bologna Ugo Sisti, che sulla strage indagava, venne trovato durante una retata nell’albergo di Aldo Bellini alla Mucciatella di Puianello. Aldo, anche lui esponente dell’estrema destra, era il padre di Paolo, allora latitante, che la polizia cercava in relazione alla bomba alla stazione. Sisti venne processato e poi assolto con l’accusa di favoreggiamento.
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