REGGIO EMILIA – La giunta del Comune, modificando le posizioni del passato, ha concordato con la prefettura la richiesta dell’invio di militari nella zona della stazione. Se si ritiene che in città serva una più massiccia presenza di uomini per la gestione dell’ordine pubblico, perché non si affronta una battaglia politica a viso aperto chiedendo al ministero dell’Interno un potenziamento degli organici di polizia e carabinieri? Si pensa forse che l’esercito possa riuscire laddove non sono riusciti gli altri?
L’opposizione di destra canta vittoria, vuole che i militari presidino non solo la stazione, ma ogni angolo della città e descrive Reggio come un luogo degradato e pericoloso, una terra di nessuno in balia delle bande criminali. Se si pensa che le politiche dell’ordine pubblico in città siano state fallimentari, perché non si ha il coraggio di sottoporre ad una critica motivata l’azione dei prefetti e dei vertici delle forze dell’ordine, spiegando cosa avrebbero sbagliato e perché?
Gli operatori di strada del centro sociale Papa Giovanni XXIII, che battono la zona della stazione, incontrano uomini e donne che non hanno un tetto sotto cui dormire, tossicodipendenti e persone finite ai margini. L’esercito potrà risolvere i loro problemi? L’esperienza delle città vicine con i militari dovrebbe suggerire molta cautela. In politica le scorciatoie raramente portano lontano. Passato l’effetto annuncio, subentra la disillusione. E ripartire può diventare ancora più difficile.
Si potrebbe cominciare da un esame dei risultati dello smantellamento dei percorsi di accoglienza e da un bilancio spassionato dell’operazione di svuotamento delle ex Reggiane, che era certamente necessaria, ma che forse non è stata quel successo che era apparso in un primo momento.
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