REGGIO EMILIA – Da 8 anni è lontana dai riflettori. Vicepresidente della Provincia dal 2000, presidente dal 2004 con il 67% dei voti e rieletta nel 2009, dal 2014 Sonia Masini non ha più ruoli politici e amministrativi. Dei 10 anni a capo di Palazzo Allende e del rapporto talvolta conflittuale con Graziano Delrio, chiarisce che nei confronti dell’allora sindaco di Reggio non c’era niente di personale: “L’elezione diretta dei presidenti delle province, diciamolo chiaramente e quindi l’assunzione di una responsabilità primaria di fronte ai cittadini hanno fatto sì che si creasse quasi un dualismo con le città capoluogo” ha detto a Decoder.
Ora tutto è cambiato, in seguito a una riforma che porta proprio il nome di Delrio e che Sonia Masini giudica sbagliata, perchè ha allontanato le città dal resto del territorio. In questi anni la Masini si è presa tempo per le proprie passioni: tra le altre cose si è laureata in Pedagogia indirizzo sociologico con una tesi sulle migrazioni. E martedì sera era a San Siro per il concerto dei Rolling Stones. Nel suo percorso politico, racconta, un ruolo cruciale lo ha avuto il padre Luciano, partigiano e militante comunista a Ramiseto: “Mio papà fa fatto la fame, me lo ha sempre raccontato. Soprattutto ha detto che quello che gli ha fatto male sono state le umiliazioni che aveva subito”.
La Masini si dichiara nostalgica della stagione dell’Ulivo. Sulla mancata candidatura da parte del suo partito alle elezioni Europee del maggio 2014 e alle Regionali di qualche mese dopo esprime la convinzione di un’esclusione maturata in modo non trasparente. Ma racconta di essere ancora iscritta al Pd. E alla domanda su cosa servirebbe al partito di Letta per diventare un grande partito popolare risponde così: “Ci vorrebbe un lavoro forte di coinvolgimento dei cittadini, di discussione e oggi nessuno sembra avere tempo per tutto questo”.
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