REGGIO EMILIA – Al quarto e al quinto piano della Procura si continua a lavorare all’inchiesta sui finti contratti di affitto e sulla truffa organizzata in danno ad Acer e Comune, e forse agli stessi inquilini, in viale Monte San Michele. Occupazioni abusive con un risvolto criminale che va oltre l’azione della singola famiglia che decide di prendere arbitrariamente possesso di una casa popolare. L’obiettivo degli inquirenti è ora trovare il basista, identificare il filo conduttore che lega i quattro appartamenti che qualcuno ha affittato con tanto di contratto falso intestato a ignari reggiani cui erano stati rubati i documenti.
Gli indagati per truffa al momento sono tre (e non quattro come trapelato inizialmente). Tutte persone accusate di aver avuto un ruolo nella stesura e nella stipula dei contratti falsi o nel reperire gli inquilini. Manca l’anello di congiunzione che potrebbe aiutare gli inquirenti a fare luce su quello che ritengono possa essere un livello superiore di un gruppo che, al momento, visto il modesto profilo criminale, sembra impossibile che possa aver agito da solo. Chi ha segnalato gli immobili vuoti? Aveva le chiavi, e nel caso perché? Che ricompensa ha avuto per i suoi servizi?
Dei quattro appartamenti occupati in viale Monte San Michele, due erano freschi di restauro grazie a risorse della Regione ed erano pronti per essere riassegnati a una famiglia in attesa. E proprio in quei due immobili vivono ancora gli inquilini entrati alla fine dell’interno scorso pensando di avere in mano un contratto regolare. O almeno così dicono. Gli altri due, più “vissuti”, sono stati liberati nel giro di poche settimane dopo la scoperta del raggiro.
Resta poi un altro nodo da sciogliere, almeno sul tavolo degli inquirenti: capire se esistano collegamenti con gli altri appartamenti di Acer che risultano occupati in via Jacopo da Mandra, al Foscato e in Gardenia o con altre situazioni di illegalità al momento fuori dai radar.
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