REGGIO EMILIA – Sono passati 40 anni dalla strage dell’Heysel, che ha segnato in modo drammatico la storia del calcio. Nello stadio belga, un’ora prima dell’inizio della finale della Coppa dei Campioni tra Liverpool e Juventus, gli Hooligans assaltarono il settore Z, che era stato destinato ai tifosi ospiti: non il tifo organizzato ma famiglie ed appassionati. Nella calca morirono 39 persone, tra loro il fotografo reggiano Claudio Zavaroni, che avrebbe compiuto 29 anni due giorni dopo. Anche a lui è dedicato il monumento davanti allo stadio Mirabello. Zavaroni aveva raggiunto il Belgio con il pullman organizzato dagli Juventus Club di Reggio e Vignola, nel modenese.
Con lui, in viaggio e dentro allo stadio c’era anche il collega di Tg Reggio Francesco Galli che per la prima volta parla pubblicamente di quello che ha vissuto: “Un’ora prima della partita i tifosi inglesi hanno cominciato a lanciare dei pezzi di cemento che staccavano con le loro mani perché quello era uno stadio completamente fatiscente. Ho visto le prime persone insanguinate. Avevo 13 anni e in quel momento ho iniziato a uscire, ho avuto un attimo di esitazione e sono stato travolto dalla prima carica dei tifosi del Liverpool. Misteriosamente, grazie ad una persona che ora non c’è più, Gigi Bevini, sono stato portato fuori dallo stadio superando il muro esterno”.
Infinite le polemiche dopo la partita che si giocò comunque e vinse la Juventus. “Non sono in grado di dire se ci potesse essere davvero un problema di ordine pubblico”, dice Francesco. “Di sicuro so che dopo aver vinto la Coppa i giocatori della Juventus hanno festeggiato e questo è difficile da perdonare”.
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