REGGIO EMILIA – Nonostante la retorica delle celebrazioni dei fasti del regime fascista, negli anni Trenta del secolo scorso la disoccupazione era una piaga dolorosa. Per alleviare questa situazione, si decise una serie di investimenti sui lavori pubblici che coinvolsero anche il San Lazzaro, allora ancora denominato manicomio prima di essere ribattezzato istituto psichiatrico nel 1940.
Assieme alla costruzione dei padiglioni Tanzi, Morselli e De Sanctis, negli anni Trenta fu costruito il Besta e fu ristrutturato il Buccola. Intitolato a Gabriele Buccola, psichiatra siciliano cui a fine Ottocento era stato affidato il neonato laboratorio di psicologia del San Lazzaro, il padiglione fu ristrutturato fra il 1930 e il 1932. Era diviso in due reparti per donne: le “agitate” e le “tranquille”. Queste ultime lavoravano ai telai, confezionavano abiti e divise per gli ammalati, usavano bicchieri in vetro e tazze in terracotta invece che in alluminio anti-urto. Le ultime malate croniche furono dimesse nel 1997.
Oggi l’edificio ospita la facoltà di Ingegneria di Unimore. Nel 2018 il padiglione è stato cointestato al professor Olmes Bisi, fisico e primo preside della facoltà. Il Besta nacque nel 1934 come pensionato per donne che pagavano una retta, calcolata a seconda che fossero ospitate in stanza singola, doppia, a quattro o a sei letti. Lo stile dell’edificio era quello razionalista, tipico dell’epoca, con una statua dello scultore Ferruccio Orlandini ad abbellire l’ingresso, ancora oggi esistente. Nel 1954 fu intitolato a Carlo Besta, un medico della Valtellina approdato nel 1901 al San Lazzaro, dove si distinse per studi in ambito neurologico.
Il Besta fu uno dei primi reparti in cui si sperimentarono forme di innovazione ancor prima della legge del 1978 di soppressione dei manicomi. Oggi ospita la facoltà di Agraria e il dipartimento di Scienze agrarie e degli alimenti di Unimore.
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