REGGIO EMILIA – L’8 ottobre del 1907 venne accolta al San Lazzaro un’ospite importante, Cora Slocomb, figlia unica di una ricca famiglia americana, sposata con un nobile friulano, il conte Detalmo Savorgnan di Brazzà. Cora fu sistemata con tutti gli agi in uno dei villini dell’ex manicomio, con una domestica al suo servizio. All’epoca del ricovero aveva 45 anni, un consistente patrimonio, un marito, una figlia. La diagnosi dei medici fu impietosa: “Confusione mentale, variabilità dell’umore, disturbi psicosensoriali, periodi di viva agitazione, durante i quali la malata ha eccessi di violentissima collera, grida, insulta, lacera, fracassa”.
Eppure Cora, di aspetto affascinante, aveva alle spalle un vissuto ammirevole. Nata a New Orleans, aveva studiato pittura nella prestigiosa accademia di Monaco, parlava correntemente italiano, tedesco e francese, oltre alla lingua natale. Si era distinta per le battaglie contro la pena di morte quando venne emessa nel 1895 a New York una condanna capitale a carico di Maria Barbella, una povera ragazza del quartiere povero di Mulberry Bend colpevole di aver ucciso l’uomo che l’aveva violentata e poi ingannata con promesse di matrimonio. Maria era detenuta nella famigerata prigione di Sing Sing, in attesa di esecuzione con la sedia elettrica. Con una campagna di opinione contro la pena di morte, che aveva mobilitato autorevoli personaggi dell’epoca, Cora e le attiviste al suo seguito avevano ottenuto una revisione del processo e l’assoluzione di Maria Barbella per incapacità di intendere e di volere.
Cora in Italia, assieme al marito, aveva promosso iniziative filantropiche, come scuole e cooperative femminili per la produzione di merletti, di giocattoli e di biscotti. I disturbi di mente travolsero la sua vita, portandola da un manicomio all’altro, prima a Bologna, poi al San Lazzaro, successivamente a Imola. Morì a Roma nel 1944, all’età di 82 anni.
Gian Piero Del Monte
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