NOVELLARA (Reggio Emilia) – Lo stradello di fronte a casa, percorso da Saman Abbas poco dopo la mezzanotte del primo maggio 2021. Ci sono il padre e la madre ad accompagnarla. Nella notte che coincide con “il termine ultimo per agire”.
La definizione è dei giudici della Corte di assise di Bologna, che sottolineano la fuga dei genitori in Pakistan avvenuta l’indomani. Nelle motivazioni delle condanne inflitte la primavera scorsa viene escluso che Nazia Shaheen possa aver strangolato la figlia, “dato l’aspetto ordinato dell’abbigliamento, incompatibile con una colluttazione, si legge. Considerando poi che i 53 secondi durante i quali la donna esce dall’inquadratura sono insufficienti per uccidere una persona.
Il tribunale di Bologna, a differenza di quanto era stato stabilito in primo grado, ha riconosciuto la premeditazione da parte di un “clan familiare” che non sopportava i progetti di autonomia della 18enne. La determinazione omicida, viene spiegato, fu assunta “dal clan con fredda lucidità e programmata per un congruo lasso di tempo”. La programmazione coinvolse anche parenti all’estero.
La sentenza d’Appello, confermando gli ergastoli dei genitori (anche per il padre Shabbar), ha innalzato da 14 a 22 anni la pena per lo zio Danish Hasnain, esecutore materiale assieme ai due cugini di Saman, secondo la corte. Che ha ribaltato la loro posizione, dato che da assolti, Noman Hulaq e Ikram Ijaz, si sono trovati condannati all’ergastolo. Questo perché, dicono le motivazioni, il loro comportamento si risolve “nell’indifferente esecuzione di una giovane ragazza in un contesto di acritico assenso alla determinazione del clan”. Senza il loro consenso sarebbe stato molto più difficile realizzare l’omicidio, viene specifcato.
Un altra valutazione che differisce da quelle dei giudici reggiani riguarda il fratello minore di Saman, il quale da non attendibile diventa credibile.
Secondo i familiari, dicono i giudici, rappresentava “un impiccio alla consumazione” del delitto. E quando mostrò ai genitori le chat di Saman col fidanzato “lo avrebbe fatto nel convincimento che al più la sorella sarebbe stata redarguita o punita”.
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