REGGIO EMILIA – Sigfrido Ranucci entra in sala in uno scroscio di applausi. Il circolo Pigal è pieno come un uovo e il conduttore di Report viene accolto come una star. Firma dediche e si presta alla curiosità del pubblico con grande disponibilità. Che libro è questa sua ultima fatica, che ha intitolato “La scelta”?
“E’ un atto d’amore per la resilienza quotidiana per la libertà di stampa. Dietro questo c’è un prezzo da pagare. La gente vede un’inchiesta che dura un quarto d’ora, non sa che per difendere quel prodotto uno magari impiega sei anni nelle aule di tribunale”.
Nel corso della serata, Ranucci ha anche raccontato la storia dell’intervista realizzata da due giornalisti francesi, Fabrizio Calvi e Jean Pierre Moscardo, con Paolo Borsellino il 21 maggio 1992, due giorni prima della strage di Capaci. Un’intervista nella quale il magistrato parlava di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. L’intervista non andò mai in onda, se ne persero le tracce per anni. Poi nel 2000 Ranucci ne trovò una copia in vhs nell’archivio di Borsellino.
“Quelle erano dichiarazioni di un magistrato morto per mano della mafia, che non poteva essere accusato di essere una toga rossa, né poteva aver detto quelle cose per motivi politici, perché all’epoca non si sapeva che Berlusconi e Dell’Utri sarebbero entrati in politica”.
Ma nessun Tg della Rai volle trasmettere l’intervista di Borsellino, né lo speciale preparato da Ranucci.
Romano, 63 anni, Ranucci ha iniziato a Paese Sera. Da più di 30 anni lavora in Rai e nel 2017 ha raccolto il testimone da Milena Gabanelli come conduttore di Report. Tra le pagine de “La scelta”, non ci sono solo il lavoro da cronista di razza e le inchieste giornalistiche. “Nel libro c’è anche il Sigfrido Ranucci più intimo e privato con le sue fragilità umane”.
La scelta di Sigfrido Ranucci: il coraggio del cronista conquista i reggiani. VIDEO
11 aprile 2025Il pubblico del circolo Pigal ha accolto come una star il giornalista, conduttore di Report, nell’incontro organizzato da Agende Rosse