GUASTALLA (Reggio Emilia) – “Siamo molto soddisfatti, è da un anno che ci lavoriamo e attendiamo il completamento di questi lavori, è il primo lavoro che portiamo a termine tra quelli finanziati dal decreto dell’anno scorso, e quindi per noi rappresenta la svolta”. Così la direttrice generale dell’Ausl Cristina Marchesi.
Una svolta che parte dall’ospedale di Guastalla e dall’unità internistica multidisciplinare, dall’inizio dell’emergenza in prima linea contro il Covid. I fondi per il potenziamento della rete ospedaliera, un milione e 260 mila euro, sono serviti in questo caso per convertire uno dei settori in un reparto ad alta intensità medica: fino a 17 posti letto, dei 60 totali, nei quali la tecnologia permette il monitoraggio continuo dei parametri vitali. “Questo permette di gestire al meglio i pazienti che hanno patologie con alta instabilità dal punto di vista cardiorespiratorio – sottolinea Fabrizio Boni, direttore dell’Unità Internistica dell’Ospedale di Guastalla – Ci permette di affinare quello che già facevamo prima dell’apertura di questo settore nella degenza ordinari. Non solo, visto che il Covid ci ha insegnato che dobbiamo lavorare in gruppo tra diversi specialisti, possiamo lavorare fianco a fianco con i nostri rianimatori perché sei letti di questo settore sono strutturati in modo tale che possono essere gestiti con pazienti che necessitano di ventilazione invasiva, quindi intubati e quindi con assistenza specialistica da rianimatore”.
“Gli impianti che sono stati previsti garantiscono anche una maggiore tutela degli operatori – sottolinea Giorgio Mazzi, direttore del Presidio Ospedaliero dell’Ausl – Nel momento stesso in cui pazienti ad alto rischio infettivo come sono stati i pazienti Covid vengono ricoverati in questi locali, le pressioni dell’aria sono pressioni negative e dalla stanza non esce nulla nel corridoio, e quindi gli operatori sono tutelati, non tanto dal Covid ma anche da altri microrganismi multiresistenti”.