REGGIO EMILIA – Dunque, al tirare delle somme, Marco Mescolini non doveva essere rimosso dal ruolo di procuratore capo di Reggio e trasferito per incompatibilità ambientale fuori dall’Emilia-Romagna. Le accuse mosse contro di lui davanti al Csm da quattro sostituti procuratori sono state prese per oro colato, senza verificare se quelle affermazioni avevano o meno un fondamento. La sentenza del Consiglio di Stato che annulla il provvedimento del Csm elenca numerosi esempi di questa modalità di stabilire la verità dei fatti, per la quale le accuse diventano di per sé stesse prove. Ma uno di questi esempi è davvero emblematico.
La delibera del Csm giustificava la valutazione di incompatibilità di Mescolini con il “clamore mediatico” suscitato dalle accuse di parzialità politica mosse contro il magistrato, in particolare per le indagini sulla ‘ndrangheta svolte quando era in servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Bologna. “Ma da questo punto di vista – scrivono i giudici – è totalmente mancato un approfondimento delle circostanze di fatto e il quadro che è stato tratteggiato (di un magistrato con a cuore le sorti degli esponenti locali di un partito politico, il PD) viene così a dipendere in modo quasi esclusivo e certo sproporzionato dalle asserzioni di un esponente politico”. L’esponente politico è Giovanni Paolo Bernini, ex assessore comunale a Parma per Forza Italia. La “credibilità” di Bernini – si legge nella sentenza – “avrebbe dovuto essere meglio verificata anche tenuto conto del fatto che era stato in precedenza inquisito” da Mescolini e “quindi, aveva con ogni verosimiglianza ragioni di risentimento nei suoi confronti”.
Ricapitolando: un politico, uno solo, indagato da Mescolini per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa il magistrato di agire per motivazioni politiche. Il Csm non dice che è vero, ma valuta che il clamore mediatico suscitato dalle accuse del politico incrina l’immagine di imparzialità del procuratore capo e lo rende incompatibile con l’attività di magistrato non solo a Reggio, ma in tutta l’Emilia-Romagna. E’ una logica che dice molto del modo in cui il Csm ha condotto il procedimento azzerato dal Consiglio di Stato.

Giovanni Paolo Bernini
Bernini: “Sistema giudiziario in stato confusionale”
“La sentenza del Consiglio di stato evidenzia, ancora una volta, lo stato confusionale in cui si trova il sistema giudiziario italiano”: è il commento di Giovanni Paolo Bernini, esponente di Forza Italia coinvolto nell’indagine Aemilia e infine prosciolto dall’accusa di corruzione elettorale per prescrizione del reato. “Ora più che mai – continua Bernini – diventano urgenti le risultanze della indagine ispettiva ministeriale del ministro Nordio” sulle indagini condotte negli anni scorsi dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna.
Reggio Emilia Giovanni Paolo Bernini Roma Csm Marco Mescolini Consiglio di Stato trasferimentoIl Consiglio di Stato dà ragione a Mescolini: annullato il trasferimento. VIDEO