REGGIO EMILIA – La delibera con cui il 24 settembre scorso la Prima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha deciso all’unanimità di costituirsi in giudizio contro la richiesta di risarcimento danni di Marco Mescolini spiega perché, secondo il Csm, le pretese dell’ex Procuratore capo di Reggio sarebbero infondate. Fra una osservazione in punta di diritto e una contestazione sul numero di pasti consumati lontano da casa, c’è un capitolo che merita di essere raccontato.
Il plenum del Csm decise di trasferire Mescolini da Reggio nel 2021 perché una serie di fatti – si leggeva nella delibera – avevano “arrecato un vulnus all’immagine della Procura di Reggio Emilia” e “inevitabilmente generato un serio appannamento della figura del magistrato la cui credibilità è stata fortemente deteriorata”. Il testo del 2021 si dilungava nello spiegare perché e percome Mescolini avesse perso la fiducia dei colleghi, dei vertici delle forze dell’ordine e di buona parte della città, per cui non poteva restare a Reggio.
Nel 2024 il Consiglio di Stato ha annullato e giudicato illegittima la delibera di trasferimento per “difetto di motivazione”, disponendo un supplemento di istruttoria che si è concluso con l’archiviazione del procedimento a carico di Mescolini e con la sua nomina a Procuratore di Pesaro. Sulla base di questo esito, Mescolini ha chiesto tra le altre cose il ristoro del danno d’immagine e di reputazione subito per effetto della delibera del Csm, che lo bollò come magistrato “accompagnato dal sospetto di parzialità”.
Ma quel risarcimento è dovuto? No, risponde oggi il Csm, perché dopo che il Consiglio di Stato accolse il ricorso del magistrato, fu disposto un supplemento di istruttoria. Il Csm ascoltò la presidente del Tribunale Cristina Beretti e l’ex questore Antonio Sbordone, i quali dissero che i giudici e le forze dell’ordine – al contrario di quanto era scritto nella delibera che disponeva il trasferimento – avevano piena fiducia in Mescolini. Quindi, conclude il Csm, se Beretti e Sbordone parlano bene di lui, vuol dire che non c’è stato nessun danno d’immagine. Insomma, tutto regolare: non è successo niente.
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