REGGIO EMILIA – La vicenda umana e professionale di Rosario Livatino è stata al centro dell’ultimo evento del ciclo “conoscersi per comprendersi: la polizia tra le persone”, organizzato dalla questura.
A raccontarne l’impegno da magistrato nella lotta alla mafia, culminato nel suo assassinio il 21 settembre del 1990 da parte della Stidda agrigentina, è stato Domenico Airoma, procuratore ad Avellino e autore di un libro dedicato al giudice giusto. Giusto perché ha vissuto il suo impegno come una missione, tanto da essere beatificato nel 2021 da Papa Francesco, il primo magistrato nella storia della Chiesa cattolica. Una figura rimasta per tanti anni nell’ombra, ha ricordato la prefetta Maria Rita Cocciufa che proprio ad Agrigento ha iniziato la sua carriera.
L’assassinio del giudice, che all’epoca aveva appena compiuto 38 anni, fu deciso, si scoprì durante i tre processi che seguirono e che portarono alla condanna degli esecutori e degli ideatori, per fermare chi, tra i primi, aveva capito che era importante colpire la mafia nel suo patrimonio.
Reggio Emilia Rosario Livatino