REGGIO EMILIA – Una professione a rischio. A rischio per le sempre più frequenti aggressioni subite dal personale sanitario, l’ultimo caso sabato notte al pronto soccorso di Scandiano; ma a rischio anche per il calo del numero complessivo degli infermieri in attività.
A Reggio sono 3.400, ma ne servirebbe un 20% in più. All’appello, dunque, ne mancano 700. Calano anche le vocazioni, con una riduzione degli iscritti al corso di laurea in Scienze infermieristiche, per il quale domani è in programma il test di ammissione. Anche reperire professionalità esterne è sempre più difficile a causa del caro affitti, e, anzi, si assiste da qualche anno al fenomeno opposto: infermieri reggiani che accettano proposte dall’estero e altri, arrivati in città negli anni passati, che scelgono di tornare nei luoghi di origine.
Ad acuire il rischio di un cortocircuito che promette nei prossimi anni di mettere in discussione un servizio fondamentale per la sanità pubblica, c’è anche il dato anagrafico: oltre un terzo degli infermieri in servizio, 1.528 su 3.400, ha più di 51 anni, mentre gli under 30 sono solo 469. “Questo significa che tra 20 anni la fascia che ora vede oltre 1.500 infermieri sarà popolata da meno della metà degli attuali – le parole di Orazio Cassiani, dell’Ordine degli infermieri reggiani – Questi temi vanno affrontati con tutti i cosiddetti ‘portatori di interesse'”.
Un quadro che, secondo l’Ordine degli infermieri, impone la necessità di aprire una riflessione condivisa sul futuro della professione per trovare correttivi in tempi rapidi ed evitare che il sistema vada definitivamente in crisi. “Dobbiamo giocare un ruolo proattivo insieme all’università, ai cittadini e soprattutto ai cittadini”, ha concluso Cassiani.
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