REGGIO EMILIA – Ci sono alcune decine di richiedenti asilo stabilitisi in città tra il 2015 e il 2017 alle prese con una vertenza legale con la prefettura. Si tratta di persone provenienti da Africa o Asia beneficiarie di progetti di accoglienza nell’ambito dei protocolli stipulati dall’ente con le cooperative sociali del territorio.
Migranti che nel corso degli anni hanno trovato un lavoro e che si sono inseriti nella società. E qui nasce il paradosso. La normativa prevede che a un richiedente asilo che acquisisca redditi annui superiori all’ammontare dell’assegno sociale, e dunque pari a 5.900 euro, venga revocato il programma dell’accoglienza. Ma non solo: la prefettura ha ingiunto ai richiedenti asilo che si trovano in questa condizione il pagamento delle somme equivalenti a quanto speso dal Governo per la loro accoglienza e il loro sostentamento. In alcuni casi stiamo parlando di cifre intorno ai 30mila euro.
A occuparsi del caso è il legale Angelo Russo che assiste una ventina di richiedenti asilo: “Abbiamo formulato due tipi di contestazioni – spiega l’avvocato – in primo luogo sostenendo che da parte dei nostri assistiti non ci fosse alcuna volontà di occultare redditi, le buste paga erano tutte alla luce del sole. In secondo luogo, rileviamo come sia mancata nei confronti di questi soggetti qualsiasi tipo di comunicazione in merito”.
La revoca del programma di accoglienza significa tra le altre cose l’abbandono dell’alloggio messo a disposizione. Una condizione che è già toccata ad alcuni dei migranti coinvolti in questa situazione.
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