REGGIO EMILIA – Con l’acquisto all’asta di Vismara da parte di Pini Italia, tutte le attività industriali che per decenni appartennero alla famiglia Ferrarini fanno ora capo al gruppo di Sondrio. E’ l’esito finale della crisi manifestatasi a partire dal 2018, quando le aziende del gruppo Ferrarini si trovarono in condizioni di insolvenza. Nel caso di Vismara, la conclusione della vicenda è significativa anche per le sue implicazioni sui soggetti coinvolti.
Ricapitoliamo la storia. Il 25 febbraio 2019 Vismara depositò una prima proposta di concordato, imperniata sull’intervento di Amadori. A fronte di una massa debitoria di 105 milioni di euro, la proposta prevedeva di rimborsare alle diverse categorie di creditori più di 35 milioni.
Dopo il ritiro di Amadori, l’azienda presentò una seconda proposta di concordato, più “povera”, omologata dal Tribunale il 20 aprile 2021. Prevedeva 13,6 milioni di euro per il pagamento integrale delle spese di procedura e dei professionisti, dei crediti in prededuzione e dei crediti in linea capitale. I crediti privilegiati non capienti e i chirografari, pari a 84,5 milioni, sarebbero invece stati rimborsati attraverso l’assegnazione di Strumenti finanziari partecipativi, che danno diritto a percepire una specie di dividendo annuo nel caso che la gestione di Vismara produca utili.
Negli anni successivi, però, Vismara – passato nel frattempo sotto il controllo del gruppo Pini – non è stata in grado di rimborsare i debiti secondo le scadenze indicate dal piano e nell’ottobre 2024 il ricorso di un creditore, un professionista modenese, ha spinto il Tribunale di Reggio a dichiarare la risoluzione del concordato per inadempienza del debitore. Per evitare il fallimento, già due settimane prima, il 30 settembre, il gruppo Pini aveva però presentato un’offerta irrevocabile di acquisto dell’azienda. L’asta si è tenuta il 14 gennaio: Pini si è aggiudicata Vismara per 4 milioni di euro, più 5,2 milioni per le rimanenze di magazzino.
In sintesi, prima il gruppo Pini controllava Vismara con una mole di debiti che il concordato obbligava a rimborsare almeno in parte; oggi possiede Vismara libera dai debiti. Tutto perfettamente legittimo, tutto regolare, anche giusto nell’ottica della tutela della continuità aziendale e dei posti di lavoro. Ma è chiaro chi ha pagato il conto del salvataggio di Vismara: quei creditori che non saranno mai rimborsati.
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