REGGIO EMILIA – Corre la manifattura reggiana. A dirlo sono i dati della Camera di Commercio che segnano per il terzo trimestre consecutivo un incremento sensibile della produzione. Nel periodo luglio-settembre 2021 è stato del 12,9%. Un dato che supera del 12,6% anche i numeri del 2019, anno che – seppur non ancora influenzato dalle conseguenze della pandemia – aveva segnato continui ribassi già a partire dal primo trimestre (-3,2%).
I risultati dell’analisi camerale vanno quindi a confermare i segnali di ripresa della manifattura reggiana (+4% e +21,2% l’andamento nei due precedenti trimestri), che sembra comunque scontare difficoltà in fase di approvvigionamento delle materie prime (alti prezzi e scarsità di prodotti) e, conseguentemente, sui tempi di consegna dei beni, con l’aggravio legato al costo delle fonti energetiche.
I comparti che fanno registrare crescite della produzione superiori alla media sono la metalmeccanica (+18,8% rispetto al trimestre luglio-settembre 2020), le industrie elettriche/elettroniche (+15%) e le materie plastiche (+13,4%); un po’ meno brillanti le performances delle altre attività manifatturiere (+10,7%), del settore ceramico (+3,1% dopo l’incremento record del secondo trimestre 2021, con un +25,2%) e del comparto alimentare (+0,4%), che era comunque tra quelli che meno avevano perso a causa della pandemia. Torna invece in negativo il comparto tessile (-1,7%), che nel trimestre aprile-giugno aveva interrotto la serie di ribassi in atto da tempo, mettendo a segno un +15,6%
Guardando agli altri indicatori congiunturali, la fase espansiva dell’attività industriale reggiana si traduce in un aumento del fatturato totale pari al 15,3% rispetto allo stesso trimestre 2020 e al 12,6% sul periodo luglio-settembre 2019.
Sulla vivacità della ripresa, dice molto anche il grado di utilizzo degli impianti produttivi: questa variabile si è infatti portata al 76,8%, ed è in evidente crescita sia rispetto al terzo trimestre 2020, quando misurava un 71,4%, che rispetto al 2019 (73,6%). Per quanto riguarda le prospettive, la maggior parte delle imprese (52%) è orientata a previsioni di stazionarietà, ma una robusta quota (38%) prevede un aumento dei livelli produttivi, con una punta del 49% per il settore della metalmeccanica; il 10% delle imprese, invece, si attende un calo.