REGGIO EMILIA – Musica, Resistenza, storia, memoria. Si ritroveranno insieme nell’incontro “Come l’acciaio resiste in città. La Liberazione nella musica degli Stormy Six” in programma lunedì 8 settembre 2025 alle 18 nella Sala conferenze del Tecnopolo in piazzale Europa 1 a Reggio Emilia, proposto dall’istituto storico Istoreco in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione,
L’appuntamento vedrà Alberto Gagliardo, autore del volume “Come l’acciaio resiste la città. Viaggio nella Liberazione con gli Stormy Six”, pubblicato da DeriveApprodi pochi mesi fa con prefazione di Mimmo Franzinelli, dialogare con Adriano Arati di Istoreco. Al termine della presentazione, alle 19.30, si svolgerà una visita guidata alla mostra “Banditi e ribelli. La guerra partigiana 1943-1945 in Italia” allestita da Istoreco e ospitata negli spazi del Tecnopolo.
Prima di tutto, si ragionerà del volume, di un libro che affronta il tema di come raccontare oggi la Resistenza, a ottant’anni dalla Liberazione, e soprattutto di come trasmetterne il senso alle nuove generazioni. Lo fa attraverso la musica e le suggestioni del disco “Un biglietto del tram,” con cui la storica band milanese antagonista Stormy Six, titolare di una delle più belle versioni de “Per i morti di Reggio Emilia”, ha saputo trasformare la memoria partigiana in un racconto collettivo.
«Come si racconta la Resistenza oggi, a ottant’anni dalla Liberazione, oltre le memorie incerte e le celebrazioni rituali? Soprattutto, come la si può raccontare ai più giovani? È questa la domanda con cui si confronta questo libro, trovando le suggestioni in un disco epico, Un biglietto del tram, con il quale un gruppo di giovani milanesi, gli Stormy Six, cinquant’anni fa provava a rispondere. Alberto Gagliardo intraprende così un viaggio nella storia degli anni Sessanta e Settanta, e, come è proprio del metodo storico, tratteggia il complesso contesto in cui esso si colloca e con cui dialoga fittamente», si legge nell’introduzione. «Per questa via, attraverso la musica e la ricostruzione dello sguardo che molti ventenni del 1975 rivolsero in Italia alla lotta resistenziale, intravvede una possibilità di trasmetterne il testimone a chi oggi ha di nuovo vent’anni».