REGGIO EMILIA – I legami di parentela con una serie di soggetti controindicati in ottica antimafia, la vicinanza a persone contigue a note famiglie di ‘ndrangheta e i rapporti commerciali con imprese interdette: sono questi gli elementi che hanno indotto la Prefettura di Reggio a emettere un’interdittiva antimafia a carico di Salerno Building. La società di Pieve Modolena, informata dell’avvio del procedimento, ha contestato la fondatezza dei rilievi e l’amministratore unico Michele Salerno è stato ascoltato il 30 aprile scorso dal Gruppo Interforze. Salerno ha argomentato che la parentela non comporta la condivisione di condotte illecite, che le frequentazioni risalgono a molti anni fa e comunque non hanno nulla a che fare con la criminalità organizzata. Infine, l’imprenditore ha sottolineato che le fatture ricevute da imprese in odore di mafia rappresentano una quota assai esigua del volume d’affari di Salerno Building. Ma le tesi difensive sono state respinte.
Nel provvedimento firmato il 28 maggio dal prefetto Maria Rita Cocciufa, si legge che “le imputazioni riguardano elementi conclamati e non occasionali dell’impresa e dei soggetti ad essa riconducibili di assoluta rilevanza in ottica antimafia e connotati dall’indubbia attualità del pericolo di condizionamento mafioso“. Particolare attenzione viene posta dalle forze dell’ordine sul ruolo del cognato di Michele Salerno, Massimo Brugnano, cugino per parte di padre dei fratelli Sarcone.
Salerno Building ha incaricato i propri legali di agire a tutela della società. In attesa di un probabile ricorso al Tar, però, gli effetti dell’interdittiva sono stati discussi martedì nel corso di un nuovo incontro in Prefettura con i Comuni coinvolti. A Reggio i cantieri interessati sono 6, tre dei quali non sono ancora arrivati al 50% dei lavori. Più semplice la situazione ad Albinea: un cantiere è di fatto già concluso, mentre il secondo permesso di costruire sotto la lente non è stato ritirato ed è decaduto.
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