REGGIO EMILIA – Gaetano Lombardi, 43 anni, metalmeccanico papà di un bambino piccolo. Una persona normale. Poi, però, scopriamo che normale non è perché esce da casa con una pistola rubata e carica e decide di sparare nove colpi all’indirizzo di alcuni ragazzi che a suo dire sono stati maleducati.
Quanti Gaetano Lombardi ci sono in giro? Quante armi sono nelle mani di persone apparentemente normali? Quanti uomini, forse sulla scia di una giustizia “fai da te” che dall’America di Trump fino al resto dell’Occidente ha preso piede, non riescono o non vogliono moderare rabbie e a gestire situazioni conflittuali?
Da qualche decennio Reggio Emilia ha scoperto la criminalità organizzata. Oggi scopre anche quella disorganizzata, che alla gente fa paura tanto quanto la prima. Chi invoca l’uomo forte dimentica che esistono già prefetto, questore e comandanti dei carabinieri, della guardia di finanza e della polizia locale e che il controllo del territorio viene fatto ogni giorno in ogni ora con sequestri di droga, denunce, arresti e processi conseguenti.
Il problema della criminalità non attiene al passaporto o alle terre di provenienza, ma al cervello e al senso di responsabilità di chi commette il reato. Quanto accaduto sabato sera in piazza Del Monte ci induce a ritenere che è il concetto stesso di normalità, se mai sia esistito, a essere in crisi. Ad ogni età si rischia di pensare che il mondo sia la nostra casa privata. La tracotanza, l’affermazione di sé, la totale dimenticanza di una dimensione comunitaria della nostra vita, possono favorire comportamenti che di normale non hanno più nulla.
La repressione funziona se si chiama legalità, altrimenti diventa pura violenza foriera di altra violenza. Il tornare a educare al rispetto delle persone, allo studio dei significati delle parole libertà e democrazia, alla necessaria scoperta del proprio ruolo in una società, possono essere strumenti per ricordarci di nuovo che se un potere esiste, è quello di contribuire con tutto noi stessi a ciò che chiamiamo pace. Quando invece preferiamo il bullismo, l’intolleranza, la guerra, le prime vittime siamo noi stessi.
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