REGGIO EMILIA – I radar mostrano una totale assenza di nuvole ormai da setimane sul nostro territorio. I fiumi e i torrenti sono in secca, come fosse estate. Non una goccia d’acqua è caduta nel mese di marzo. Non si registrano significative precipitazioni dalla fine di novembre, con le uniche piogge degne di nota risalenti allo scorso febbraio: due limitate perturbazioni dai quantitativi pluviometrici dell’ordine di 10 mml e che, per questa ragione, non hanno inciso significativamente.
Le previsioni parlano di una lunga fase di alta pressione che durerà ancora per giorni. La giornata mondiale dell’acqua, che si celebra oggi, è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare la popolazione ad assumere comportamenti virtuosi e contrastare quello che è un vero e proprio cambiamento climatico: il tema di quest’anno è appunto il legame tra acqua e cambiamenti climatici.
La situazione di “siccità severa” avrà ricadute principalmente in agricoltura. Non era mai accaduto che l’irrigazione partisse così presto nei comprensori gestiti dal consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale: sono già 200 le domande pervenute nei primissimi giorni d’avvio della stagione irrigua. Fortunatamente, le temperature notturne continuano a essere piuttosto rigide e questo limita il fabbisogno irriguo delle colture, che però sta progressivamente aumentando.
“Se dovessero perdurare l’assenza di piogge e il corrispondente calo delle portate dei fiumi, a causa del naturale rialzo delle temperature – spiega il presidente del consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale, Marcello Bonvicini – nel giro di qualche settimana potremmo trovarci nella necessità di non riuscire a soddisfare il fabbisogno irriguo di tutte le colture, soprattutto nelle zone di alta pianura, servite dai torrenti appenninici che sono maggiormente in crisi idrica”.
Non ci sono problemi fortunatamente dal punto di vista dell’acqua potabile, gestita sul nostro territorio da Ireti, società del gruppo Iren. In città il livello di perdite idriche è pari a circa il 22%, dato tra i più bassi a livello nazionale dove la media si attesta oltre il 40%. L’azienda gestisce le risorse idriche di altri 40 comuni della provincia, per un totale di circa 480mila abitanti. Attraverso l’impianto di Mancasale arriva poi anche un aiuto all’approvigionamento idrico per fini irrigui: una parte delle acque reflue depurate viene direttamente utilizzata in agricoltura.
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