REGGIO EMILIA – Una vittoria riconquistata dopo due anni, tre mesi e cinque giorni di attesa. La US Reggio Emilia, che disputa il campionato di serie C di basket femminile, non vinceva da 46 partite. Per molti, la naturale conseguenza di un periodo negativo come questo sarebbe stata arrendersi, ma non per loro. Questa squadra ha continuato a lavorare, venendo poi ripagata con la vittoria, arrivata venerdì 7 marzo nel derby contro il Tricolore (31-42 in trasferta). Ma come si fa a tenere duro e a superare momenti così difficili? “Penso che il gruppo sia stato fondamentale per noi. Disputiamo questo campionato da 3 anni. La nostra forza è proprio il fatto di essere rimaste unite nelle gioie, ma soprattutto nelle difficoltà”. Eleonora Braidi ha 23 anni e da 10 gioca nell’US Reggio Emilia. Oltre ad essere la capitana della squadra femminile, è anche allenatrice delle giovanili.

La US Reggio Emilia dopo la vittoria (dal profilo Instagram @stelline_usreggio)
Che ruolo ha il capitano in queste situazioni delicate? Come si fa a tenere motivata la squadra? “Devo essere sincera, non ho mai dovuto fare grandi cose, perché la squadra è sempre stata unita. Non ci siamo mai tirate indietro e anzi, siamo diventate proprio amiche, oltre a semplici compagne di squadra. Essere capitana non è mai stato un peso per me, ma un motivo di orgoglio”.
Per Braidi il basket femminile a Reggio è in crescita, ma c’è ancora del lavoro da fare. “L’obiettivo è spronare le ragazze fin dalle elementari. Un altro aspetto fondamentale è riuscire a creare delle squadre femminili fin dal settore giovanile, in cui spesso le bambine sono chiamate a giocare con i maschi. Fortunatamente a Reggio sono molte le società che si stanno muovendo per favorire il basket femminile”.
Dello stesso avviso è il coach Alessandro Bonincontro. Sul periodo difficile della squadra ha sottolineato come sia stato importante non mettere troppa pressione alle ragazze: “Abbiamo intrapreso un percorso in cui l’obiettivo non era arrivare subito al risultato, ma costruire un gruppo solido e unito. Mi chiedo spesso come mai questo sport non sia popolare. Quando andiamo nelle scuole per parlarne alle bambine piace tantissimo, ma quelle che poi arrivano a provare (e in caso giocare) sono veramente poche”.
Cosa si augura per il futuro del basket femminile? “Il primo passo è allargare il più possibile la base, aumentando i numeri delle iscrizioni. Un altro punto cruciale sono le strutture, dobbiamo necessariamente ampliare i nostri spazi per permettere alle ragazze di vivere a pieno l’esperienza dell’allenamento e del gioco”.
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