REGGIO EMILIA – I 563 milioni di passivo di Ferrarini, Vismara e Società Agricola Ferrarini sono parte di una più vasta esposizione debitoria che fa capo alle attività economiche della famiglia e ai suoi singoli componenti.
Ai debiti delle aziende del gruppo bisogna infatti aggiungere intanto quelli delle società di famiglia. Sono più di una ventina e alcune di queste hanno in pancia rilevanti passività. Le finanziarie con base in Lussemburgo hanno debiti per 90 milioni di euro, Immobiliare Vendina è esposta per 48 milioni mentre hanno una decina di milioni di debiti a testa Prosciutterie della Pietra e Latteria Madonna della Pietra.
In alcuni casi, i passivi comprendono una forte componente di debiti infragruppo, debiti che hanno giocato un ruolo non secondario nel dissesto. Per fare un esempio, la lussemburghese Agri-Food Investments deve 27 milioni a Vismara, 16 a Ferrarini e quasi 6 milioni a Ferrarini Polonia.
Per completare il quadro bisogna poi prendere in esame i debiti personali verso le banche. L’esposizione diretta dei cinque fratelli Ferrarini e della madre Lina Botti, con o senza cointestazione, ammonta a circa 38 milioni di euro. L’esposizione indiretta, cioè le fidejussioni firmate nell’interesse delle diverse società della galassia Ferrarini, è pari a 85 milioni, più altri 5 milioni di debiti garantiti da pegni e ipoteche. Si arriva così a un’esposizione complessiva di circa 850 milioni di euro.
Questo scenario ha avuto un peso in uno dei passaggi cruciali delle vicende dell’azienda di Rivaltella: la segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia, il 30 settembre 2016, da parte delle banche venete, di uno “sconfinamento” di 19 milioni dell’esposizione a breve termine del gruppo Ferrarini. Per la centrale rischi, i debiti delle società operative e quelli della famiglia sono riconducibili a un unico soggetto economico e quella segnalazione aprì una fase di sfiducia del sistema bancario che non fu mai veramente superata.
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