REGGIO EMILIA – “La foresteria sono le persone che ci vivono e che ci lavorano: ci sono ragazzi ospiti, che vengono da lontano, per fare attività fisica agonistica conciliando l’attività scolastica, e le persone che seguono questi ragazzi per le esigenze quotidiane, i pasti, le pulizia e la scuola”.
Un vera e propria casa che dagli anni ’90 accoglie giovani promesse del basket da ogni Paese del mondo: Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Svezia, Austria, Ucraina, Camerun e recentemente anche Senegal, come l’ex biancorosso Momo Faye e alcuni ragazzi che attualmente vi risiedono. E’ la foresteria della Pallacanestro Reggiana, che è diventata un punto di riferimento grazie agli assistenti e agli allenatori, che con impegno e dedizione accompagnano quotidianamente i giovani giocatori nel loro percorso di crescita, dentro e fuori dal campo.
A disposizione dieci posti letto, al lavoro la responsabile della foresteria, una cuoca e un’addetta alle pulizie. Un sostegno non solo per chi arriva da lontano, ma anche per i giovani della zona che, senza questo supporto, non riuscirebbero a partecipare agli allenamenti. Sport, studio, svago: come in tutte le famiglie sono questi i momenti che si alternano e che contribuiscono a creare un forte legame tra i ragazzi. Perchè chi lascia il proprio Paese d’origine per inseguire un sogno a Reggio Emilia soffre la mancanza dei propri cari.
Mouhamadou Yadde: “Svegliarsi e vedere sempre la famiglia, i genitori e fratelli è la cosa più bella che ci sia nella vita, ma se hai un sogno e vuoi avere qualcosa dal futuro bisogna fare dei sacrifici”. La possibilità di conoscere altre lingue e culture diverse, ma soprattutto avere un’altra visione dello sport, sono alcuni dei vantaggi che offre un posto come questo. “E’ bello vedere come ragazzi di provenienza e cultura completamente diverse alla fine vivano insieme, si integrino, si scambino esperienze e come alla fine diventino una piccola squadra all’interno della squadra”, le parole di Andrea Menozzi, storico responsabile del settore giovanile biancorosso.
Margherita Magnani
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