REGGIO EMILIA – Le tute blu non si colorano d’oro. Cresce la ricchezza per le imprese metalmeccaniche reggiane negli ultimi 10 anni, ma la distribuzione di tale ricchezza è sempre più diseguale e non riguarda in maniera significativa gli operai.
E’ quanto emerge da uno studio della Fiom-Cgil sui bilanci delle aziende del settore tra il 2014 e il 2023. E’ di 235 il campione delle aziende con contratto nazionale Federmeccanica poste sotto la lente del sindacato. “I bilanci delle imprese reggiane che applicano il contratto Federmeccanica negli ultimi 10 anni confermano una tendenza: purtroppo, i profitti nel tempo crescono più velocemente dei salari, ma questo ci permette anche di dire che ci sono ampiamente le risorse per evitare l’impoverimento dei lavoratori”, le parole del segretario provinciale di Fiom, Simone Vecchi.
“In proporzione alla redditività – per la Fiom – si sono ridotti gli investimenti delle imprese, mentre gli utili crescono sempre. Sul lungo periodo, questo può trasformarsi in un indebolimento delle imprese – ha commentato Matteo Gaddi, dell’ufficio Studi Fiom nazionale che ha effettuato l’analisi – In 10 anni, infatti, il valore degli ammortamenti è aumentato del 78,61%, mentre gli utili netti del 3332,94%”. A fronte di questo scenario, Fiom chiede un aumento di 280 euro lordi mensili per ogni dipendente.
L’analisi dell’andamento delle imprese metalmeccaniche evidenzia, inoltre, un preoccupante calo dell’export tra il 2021 e i primi sei mesi del 2024.
Reggio Emilia fiom reggio emilia Simone Vecchi