REGGIO EMILIA – Assolto perché “il fatto non sussiste”: secondo il giudice per l’udienza preliminare Luca Ramponi non ci sono stati i maltrattamenti, le minacce, le violenze, gli abusi.
A tre anni dalla denuncia da parte dell’ex moglie e a due udienze dall’inizio del processo a suo carico, un reggiano di 47 anni è stato prosciolto in primo grado a fronte di una richiesta di condanna di un anno e 4 mesi, con pena non sospesa, avanzata dalla Procura. E decisiva per arrivare a questa sentenza è stata la testimonianza della giovanissima primogenita della coppia, una 18enne che, a domanda del gup, ha detto che quello che la madre sosteneva non era vero e che, a suo parere, la donna aveva denunciato queste cose false perché avrebbe voluto meno controllo sui soldi che spendeva.
Non accade spesso che una figlia prenda posizione in questo modo in contesti così delicati come gli affetti famigliari: la ragazza, così come la sorella più piccola di 11 anni, vede regolarmente sia la madre sia il padre che hanno un affido condiviso delle figlie e sono in attesa di divorzio.
La denuncia da parte della casalinga 46enne era scattata nel 2017: la donna aveva riferito di essere vittima di vari abusi da parte del marito, che in un paio di casi, aveva detto, se l’era presa anche con la figlia grande, schiaffeggiandola perché non voleva andare a scuola. “Era stata mia madre a darmi i ceffoni in quell’occasione”, ha detto invece la ragazza in aula. La madre aveva raccontato ai carabinieri di minacce, anche di morte, da parte del marito e del fatto che l’uomo l’avesse obbligata a rapporti sessuali.
Secondo la 18enne, alla donna non andava bene che il padre, che lavora in una ceramica, controllasse il conto corrente e la riprendesse sulle spese e per questo avrebbe messo nei guai l’uomo, assistito dall’avvocato Ernesto D’Andrea. Sono state ascoltate anche la nonna e le zie della ragazza che hanno parlato di atteggiamenti violenti ma verbali da parte del genero e cognato. L’avvocato D’Andrea ha chiesto e ottenuto dal gup un giudizio abbreviato condizionato dall’ascolto della testimonianza della 18enne. “In casi di questo tipo – commenta il legale – è doveroso verificare in maniera approfondita tutte le circostanze”.
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