REGGIO EMILIA – E’ iniziata la fase 2 anche per la sanità reggiana. Passato il momento di massimo picco piombato sul reggiano tra il 26 e il 27 marzo, oggi la terapia intensiva torna a respirare grazie a un numero molto ridotto di pazienti. Sono riprese le visite che erano state sospese con l’esplosione dell’emergenza. Con la massima attenzione agli effetti delle riaperture già annunciate da lunedì, di fatto è iniziata la chiusura dei reparti Covid.
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“Stiamo progressivamente ricovertendo l’impianto organizzativo, rivoluzionato negli ultimi due mesi, e anche l’intera rete ospedaliera provinciale”, conferma il direttore del presidio ospedaliero Santa Maria Nuova di Reggio, Giorgio Mazzi. “Sempre stando ai numeri, quelli del momento più difficile di questa epidemia, il 27 marzo avevamo destinato a pazienti Covid 728 posti letto a cui andavano aggiunti 40 posti letto di Villa Verde su un totale di 1516 posti. Praticamente la metà della rete ospedaliera era stata riconvertita a reparti Covid. In quella mattina registravano 670 pazienti positivi ricoverati, oggi sono 91“.
Sono 85mila le prenotazioni che erano state congelate con l’arrivo dell’ondata di Coronavirus, per oltre 68.500 pazienti e che ora saranno chiamati per riprenotare esami e visite. In tutti i reparti ospedalieri sorgeranno aree grigie dove esaminare se i pazienti sono positivi prima dei ricoveri e delle attività programmate. “Le visite – spiega ancora Mazzi – saranno eseguite ogni 30 minuti, con procedure preliminari di selezione all’ingresso delle aree ambulatoriali per intercettare i pazienti febbrili”.
Da giugno si valuterà anche la progressiva riattivazione dell’ospedale di Montecchio dove era rimasto aperto solo il pronto soccorso. Una riconversione prudente con un occhio alle prossime riaperture e la ripresa della circolazione del virus che oggi sembra però meno aggressivo.
“I segnali che stiamo registrando adesso ci dicono che le persone che arrivano in Pronto soccorso con il sospetto di positività al Coronavirus magari anche confermato dal tampone naso-oro-faringeo sono in condizioni molto diverse rispetto a quelle del mese di marzo e della prima settimana di aprile. Sono pazienti – conclude Mazzi – con sintomi meno gravi e più governabili e soprattutto possono beneficiare dell’esperienza che abbiamo maturato in quei mesi sia dal punto di vista terapeutico che assistenziale”.
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