REGGIO EMILIA – La ormai cronica carenza del personale della polizia penitenziaria nel carcere di via Settembrini, come denunciato anche un paio di settimane fa dal segretario generale del Sappe, Donato Capece, rende sempre più complesso il lavoro all’interno della struttura. Anche secondo la direttrice della casa circondariale, Lucia Monastero, questo aspetto è alla base di tante difficoltà: “Il problema di organico ha delle ricadute su tutti, sul benessere del personale stesso e sulla vita dell’ istituto. Ne risentono anche le attività e le proposte che possiamo fare alla popolazione detenuta”.
Secondo il sindacato, lo scorso anno si sono verificati 213 atti di autolesionismo, 23 tentati suicidi sventati dagli agenti, un centinaio tra risse e ferimenti. “In carcere c’è una convivenza comunque forzata – ha risposto Monastero – Che siano risse, alterchi o situazioni in cui dall’alterco si può passare a qualcosa di fisico… Per quanto si provi a mantenere gli equilibri anche tra le varie culture, raggiungere lo spirito di solidarietà e di comunanza non è semplice. Questo è un lavoro che la polizia fa tutti i giorni”.
Mentre il Sappe chiede interventi urgenti da parte delle autorità ministeriali, a Reggio Emilia si cerca di prevenire gli episodi critici: “Significa lavorare e ascoltare tutti i giorni, mettere in campo quelle tecniche e strategie di colloquio e mediazione necessarie”, ha concluso la direttrice.
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