REGGIO EMILIA – La riduzione delle perdite delle reti idriche è da tempo indicata come una delle priorità delle aziende che gestiscono il servizio, a Reggio come nel resto del paese. Secondo l’Istat, a livello nazionale va disperso il 42 per cento dell’acqua prelevata. In Emilia-Romagna le perdite sfiorano il 30 per cento. Nella nostra provincia la percentuale è del 23 per cento: significa che ogni anno più di 10 milioni di metri cubi d’acqua vanno perduti lungo il tragitto. Non va certo meglio a Toano, l’unico comune della provincia servito da un’azienda speciale comunale: qui, secondo l’ultimo rapporto di Atersir, le perdite sfiorano il 40 per cento.
Questo fenomeno ha diverse cause: le reti idriche sono lunghissime – a Reggio 5mila chilometri – e spesso sono vecchie di decenni. La manutenzione è costosa e le condutture possono essere danneggiate da frane e smottamenti. In più, se individuare un grosso guasto è immediato, molto più difficile è rendersi conto tempestivamente delle piccole perdite.
Illustrando il piano industriale 2024-2030, due anni fa, il gruppo Iren annunciò 4,5 miliardi di investimenti per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi nei territori in cui opera, destinati per oltre la metà al servizio idrico integrato. L’obiettivo dichiarato era quello di ridurre le perdite idriche al 20% a livello di gruppo e al 15% in provincia di Reggio entro il 2030. Più prudentemente, Alberto Montanari, presidente di Arca, la società titolare della concessione del servizio idrico dal gennaio 2024, ospite negli studi di Decoder venerdì scorso, ha indicato come obiettivo per il 2030 la riduzione delle perdite al di sotto del 20 per cento.
Nonostante i forti investimenti, i progressi sono lenti. Nella gestione quotidiana, è fondamentale monitorare di continuo la portata delle reti, perché una pressione elevata mette a dura prova le condutture. La suddivisione della rete in distretti chiusi consente invece di circoscrivere la ricerca delle perdite, che avviene sempre più spesso con sistemi elettroacustici.
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