REGGIO EMILIA – “Non si può affatto dire che la ’ndrangheta sia in ginocchio, perché proprio la nuova modalità sofisticata di infiltrazione nel mondo economico e degli affari grazie alle risorse accumulate è quasi indipendente rispetto ai pur ottimi esiti delle investigazioni”. Parole del procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, riportate nel capitolo della relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia dedicato all’Emilia Romagna.
La relazione inviata al Parlamento, relativa al secondo semestre del 2020, sottolinea il carattere insidioso della cosiddetta zona grigia: “Ormai non c’è l’associazione che opera autonomamente – spiega ancora il procuratore Amato – bensì l’inserimento di soggetti non tradizionali come consulenti, professionisti o qualche appartenente alle amministrazioni”.
Il caso più eclatante citato dalla relazione della Dia è quello di Giuseppe Caruso, esponente di Fratelli d’Italia, ex presidente del Consiglio comunale di Piacenza condannato in primo grado a 20 anni per associazione mafiosa nel processo Grimilde, incentrato sugli affari della famiglia Grande Aracri di Brescello.
Il nome della cosca Grande Aracri ritorna molte volte nella relazione della Dia. La sua presenza, si legge, è “pervasiva” nelle province di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza “con una vera e propria politica di aggressione al tessuto socio-economico e amministrativo dei territori”. Ma la presenza criminale dei Grande Aracri è significativa anche in Lombardia, nelle province di Brescia e Mantova, e in Veneto, soprattutto fra Venezia e Padova dove si è dedicata ad usura, estorsioni e all’acquisizione di aziende in crisi.
L’analisi della Dia costituisce anche un riconoscimento inequivocabile del lavoro investigativo svolto da Marco Mescolini come sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia. Tra le conferme dei risultati delle indagini dell’ex procuratore capo di Reggio Emilia, la relazione cita la sentenza del 17 dicembre 2020 della Corte d’Appello di Bologna nel processo Aemilia, il pronunciamento di primo grado del processo Grimilde del 26 ottobre 2020 e i numerosi sequestri patrimoniali ai danni di imputati dei diversi procedimenti.
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